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Astrologia: Il Manifesto (parte 4)
di Patrice Guinard
Trad. di Dario Rizzo

 

INDICE

11. L'animosità dello storico
12. La sofistica sociologica
13. L'imperizia degli 'astrologi'
14. L'argomentazione tecnica
 
 

11. L'animosità dello storico

"Forse un giorno scopriremo che la stessa logica
è all'opera nel pensiero mitico e in quello scientifico,
e che l'uomo ha sempre pensato ugualmente bene"
(Claude Levi-Strauss: Antropologia strutturale)

L'astrologia, simultaneamente alla sua storia [1], è risorta alla fine del XIX sec. sotto la congiunzione Plutone-Nettuno in Gemelli. Gli storici la presentano come una superstizione assurda, un'idolatria, una malattia dello spirito: l'indegno parente dell'astronomia avrebbe infettato per due millenni i diversi domini della cultura. Non vi è storico accademico che le sia favorevole: solo alcuni esterni moderano la loro ostilità. [2] Verso l'astrologo, lo storico si concede dei rimproveri e dei capricci che persino l'etnologo ha imparato a respingere nei propri lavori sulle società senza scrittura. Non si finirebbe mai di riportare le affermazioni dubbie di questi ideologi della memoria delle culture, il cui accecamento è tanto più tarato se si considera che sono di gran lunga i più colti fra i detrattori dell'astrologia. Fra i più incalliti vi figurano anche certi ex-astrologi sfiduciati sulla loro capacità di portare un contributo originale all'edificio astrologico [3]: "coloro che hanno provato ad essere astrologi ma hanno fallito" , settima di dieci categorie di nemici dell'astrologia secondo Albumasar. [4]

Il disprezzo di Bouché-Leclercq si accompagna a una disinvolta arroganza di fronte al sapere delle civiltà pre-ellenistiche, in un'epoca in cui si sottovalutavano i progressi notevoli della cultura babilonese in materia d'algebra, d'astronomia o di medicina. [5] Franz Cumont, editore della famosa raccolta di testi astrologici greci, osserva nella sua prefazione in latino: "Essendo stata messa in luce la vanità di questa dottrina menzognera, nessuno osò più interessarsi [dopo il XVI sec.] ai raggiri di pseudo-profeti, e tutta quest'arte, come i libri con cui era stata insegnata, cadde nell'oblio". [6] Secondo Pierre Duhem, vittima del "pensiero analogico" che egli stesso denigra, l'astrologia non sarebbe servita ad altro, se non a preparare il terreno alla scoperta della gravitazione universale.[7] Per Jean-Charles Houzeau, emulatore di Auguste Comte e della sua teoria evoluzionista dei 3 stadi successivi della ragione umana, l'astrologia avrebbe seguito l'astrolatria e preceduto l'astronomia: "Tutte le nazioni giunte all'età dei sistemi hanno rinunciato a questa falsa scienza. Era una seconda tappa generale, come l'astrolatria ne era stata una prima." [8]. Tanti controsensi storici, e affermazioni perentorie, come quella dell'annuncio di Johannes Stoeffler (1452-1531) nel suo Almanacco (Ulm 1499) di un'immensa inondazione durante la congiunzione del 1524, o come la tesi secondo la quale la scienza avrebbe dimostrato la vanità dell'astrologia. [9]

Questa attitudine positivista, già resa desueta alla fine del XIX sec. dai filosofi de Dilthey, Nietzsche, Peirce e Bergson, si rivela ridicola alcuni decenni dopo. È ancora sostenuta da un Robert Eisler, autore del classico dell'anti-astrologia degli anni quaranta,[10] o dallo storico delle scienze George Sarton che descrive l'astrologia come "una perversa sintesi" di irrazionale e di razionale, di cui "l'inverosimile disegno ha sedotto l'imbecillità naturale degli uomini." [11] Otto Neugebauer, che nel 1951 sulla rivista Isis[12], gli rimprovera giudiziosamente la misconoscenza dell'importanza storica dell'astrologia per la comprensione dell'evoluzione delle dottrine astronomiche, include dapprima l'astrologia greca tra "le più assurde dottrine uscite da una superstizione pseudo-razionale, che hanno pesantemente contribuito all' 'oscurità' delle epoche successive." [13] Ernst Zinner, direttore dell'osservatorio di Bamberg, nota: "Nessuna idea, nessun discernimento, nessuna comprensione dell'astronomia moderna: tali furono le caratteristiche dell'astrologo. L'arte reale dell'astrologia è degenerata in buona ventura". [14]

I loro discepoli riprendono tali affermazioni, che diventano un segnale emesso a destinazione delle autorità della comunità scientifica, una strizzatina d'occhio ad indicare che accettano il consenso e prendono il testimone. L'ostilità si riduce talvolta a semplici insinuazioni verso un sapere chimerico di cui tuttavia intraprendono lo studio storico. [15] Con il seguente presupposto: gli uomini delle culture neolitiche, il babilonese, il greco, il cinese, l'arabo e l'uomo medievale avrebbero pensato il reale sotto diversi gradi di superstizione e di immaturità intellettuale, che la ragione moderna, emancipata dalle ingenuità, dai pregiudizi e dalle ideologie passate, avrebbe eradicato."

La reazione emozionale iniziale di rigetto della maggioranza degli storici delle scienze, delle religioni e delle filosofie, non specializzati nella storia dell'astrologia e che scoprono con stupore la sua presenza incongrua nel loro dominio di studio, [16] si trasforma, presso gli specialisti, in una politica attiva di deprecazione, tanto grande è il pericolo di sembrare ideologicamente sospetti agli occhi della comunità scientifica. Infatti i loro studi potrebbero rendere servizio agli astrologi, questi adepti tardivi della vecchia superstizione, e soprattutto ridare il colorito, agli occhi del largo pubblico profano, a uno "pseudo-sapere" definitivamente screditato da questa comunità.

Come potrebbero questi pregiudizi negativi alimentare un ragionamento sano e giungere a un'interpretazione che non sia distorta? Il fossato scavato da due secoli di razionalismo e positivismo striminziti è stato pregiudizievole alla conoscenza dell'astrologia, [17] ma anche alla verità storica e alla comprensione della storia culturale nel suo insieme, non solamente antica e medievale, ma anche classica, moderna e "post-moderna". Thorndike mette in guardia lo storico contro "i pericoli di scrivere una storia delle scienze senza tenere conto della presenza costante dell'astrologia."[18] Stesso dicasi per l'epistemologo che non conserva altro della storia se non le idee corroborate dalla ricerca attuale. Con lo spirito fisso sulle acquisizioni e sul consenso della comunità scientifica, questo ideologo della storia delle scienze, individua ciò che chiama "rotture epistemologiche", concetto con il quale intende relegare nell'insignificante e nello pseudo-sapere degli interi strati delle culture del passato, quelli che non corrispondono allo stato attuale della ricerca dominante. Charles Webster nota che non c'è grande differenza tra l'universo di Newton (di cui si sono trovate numerose opere astrologiche annotate nella sua biblioteca) e quello di Paracelso: tutti e due hanno similmente concorso al processo di trasformazione e di creazione culturali. [19]

Il più ingegnoso meccanismo di deprezzamento è quello che consiste nel negare tutto il valore all'astrologia stabilendone la genealogia: i maestri di pensiero della storia dell'astrologia (Franz Cumont, Franz Boll, Wilhelm Gundel, Otto Neugebauer, David Pingree...) sono riusciti a ricusare l'idea della nascita autoctona dell'astrologia in seno alle culture più disparate, a dimostrare la sua origine unica, akkadiana, e successivamente la sua propagazione nell'Egitto alessandrino, presso i Persiani e i Siriani, in Grecia e a Roma, in India, poi presso gli Arabi e nell'Europa medievale. Anche se questo schema diffusionista trascura dei lembi dell'astrologia cinese e indiana (in particolare la questione delle 28 "case" lunari), viene giudicato abbastanza soddisfacente per autorizzare un'interpretazione minimalista e ridurre l'astrologia ad "astrolatria", ovvero alla presunta mentalità che avrebbe presieduto alle sue origini nel culto degli astri.

Ora, l'astronomia stessa ha seguito tale filiazione: ma senza dubbio è stata più adatta dell'astrologia a sfuggire alle proprie radici! Inoltre non viene spiegato perché ha avuto il privilegio di essere così universalmente accettata nelle culture più varie, una cosa inconcepibile per una credenza, una superstizione o una semplice pratica divinatoria, così come lo è per una religione, una filosofia o un'ideologia. Esistono numerosi altri metodi di deprezzamento utilizzati abitualmente, congiuntamente o separatamente, dallo storico ostile all'astrologia:

  1. Esporre, di preferenza alle tesi degli astrologi, quelle dei loro oppositori. [20]
  2. Confondere più o meno scientemente "astrologia erudita" e "astrologia volgare". [21]
  3. Trascurare il contenuto effettivo dei trattati e dei modelli astrologici e, nella migliore delle ipotesi, accontentarsi di realizzare dei cataloghi, o di pubblicare testi senza tradurli. O, al contrario, fondare un lavoro d'esegesi minuziosa talvolta su dei testi di interesse astrologico minore, astenendosi completamente da un vero approccio comprensivo. [22]
  4. Condannare o passare sotto silenzio qualunque novità che non quadri coi modelli antichi; o al contrario deprezzare l'insieme in ragione delle divergenze constatate tra i diversi modelli. [23]
  5. Studiare l'astrologia da una prospettiva estranea (religione, astronomia, politica, semiotica, sociologia, psicoanalisi, etnologia...), cosa che accredita la sua scomparsa in quanto campo autonomo della conoscenza. [24]
  6. Tentare di esporla da un punto di vista "interno" considerandola assolutamente a priori come una superstizione estinta e non come una disciplina vivente. [25]
È il paradosso proprio degli storici dell'astrologia quello di ignorare i suoi progressi recenti. Come valutare le teorie e i modelli del passato senza la luce della loro formulazione moderna e della conoscenza dello stato attuale delle ricerche? Fintanto che lo storico continuerà a credere che qualche manuale divulgativo basti a rendere conto della realtà astrologica contemporanea, nel disprezzo delle sue interrogazioni e delle sue indagini, un qualunque studio illuminato sarà fuori dalla portata. Non è tanto di una storia ciò di cui l'astrologia ha bisogno (sia essa abbordata da un punto di vista sociologico come in Cumont, astronomico come in Neugebauer e Pingree, o politico come in Cramer...), quanto di un'epistemologia, cioè di una riflessione critica sulla nascita, la trasformazione e il divenire dei suoi modelli, la qual cosa suppone una comprensione giudiziosa delle sue strutture operative. Lo studio dell'astrologia necessita di uno spazio proprio, che non falsi la sua prospettiva, che non alteri il suo punto di vista, che non neghi la sua esistenza.

Bouché-Leclercq [26] ha il punto debole di credere che le sue analisi evacuino dei testi senza interesse, ai quali ha consacrato, con disgusto, anni e anni di penosa fatica. Non è leggendolo che si comprende l'astrologia greca: è studiando le traduzioni e i commentari che gli astrologi iniziano a pubblicare, in questo secondo periodo di rinnovamento dell'astrologia, iniziato sotto la congiunzione Nettuno-Urano del 1993. [27]. E sebbene la storia dell'astrologia della seconda metà del novecento abbia oltrepassato lo stadio positivista del rigetto ottuso del suo oggetto di studio, si inscrive in un'attitudine di recupero analitico che misconosce o svaluta gli apporti originali dei pensatori dell'astrologia, apporti che sono formulati in una forma sovente estranea ai criteri della razionalità moderna, proprio perché sono formulati in questa forma.

Malgrado la differenza qualitativa tra la letteratura astrologica e la letteratura accademica epi-astrologica, è piuttosto leggendo la prima che si apprende l'astrologia, dal momento che essa mostra la ragione matriciale all'opera, e, a dispetto delle sue goffaggini e insufficienze, ne dà veramente un'idea. L'astrologia non è quest'accozzaglia di superstizioni obsolete dipinta dallo storico, ma un sapere che funziona al di fuori dei limiti della ragione discorsiva e del pensiero dualista, al di là della semplice interpretazione del visibile a partire da sollecitazioni mentali, e che nasce da un ricorso a una ragione più vasta, da un'apertura dello spirito a tutto il potenziale psichico. L'animosità dello storico, il suo disprezzo ostentato, la sua incomprensione dell'astrologia vivente non deve stupire: il posto che questo pensatore prezzolato occupa o rivendica non gli lascia altra scelta se non quella di valutare il paese saccheggiato dagli astrologi come se fosse straniero.
 

12. La sofistica sociologica

"Tutta la nostra sociologia non conosce altro istinto che quello del branco, ovvero di zeri addizionati"
(Nietzsche: Frammenti postumi 1888-1889)

Il sociologo, contrariamente allo storico, non conosce l'astrologia e non ne vuole sapere affatto: non ha interesse per lui se non in quanto sindrome culturale, e risorgiva, nell'ambito del pensiero moderno, di una mentalità arcaica, irrazionale, popolare. Per di più si intestardisce a inquisire l'attività dell'astrologo: questo barbaro smarrito nella tecnopoli moderna non sarebbe un cercatore o un uomo di cultura, ma un ciarlatano, uno sfruttatore della dabbenaggine pubblica, o un istigatore del ritorno alla superstizione popolare. Edgar Morin: "Nel momento in cui l'uomo ha fatto i primi passi sulla luna è sbocciato in Terra da qualche parte il culto della Signora Sole." [28]

Il filosofo tedesco Theodor Adorno espone nel 1951 le sue Tesi contro l'occultismo che sviluppa nel 1957 da un'analisi sulla rubrica oroscopica [29] del volgarizzatore americano Carroll Righter, discepolo di Evangeline Adams. [30] Gli "oroscopi" dei giornali a grande diffusione diventano un oggetto di riflessione sociologica. [31] Essi si appoggiano sul senso comune, rafforzano i valori accettati e sono "in armonia con l'industria culturale nel suo insieme." [32] Detto in altri termini essi non veicolano alcuna conoscenza, ma riflettono le opinioni comuni e i pregiudizi condivisi dal lettorato, dagli astrologi e dai responsabili della produzione culturale di massa.

Il tuttologo Roland Barthes formula la stessa critica nei riguardi della rubrica astrologica di una rivista femminile: l'astrologia "non è via d'evasione, ma prova realista delle condizioni di vita dell'impiegato, della venditrice." [33] L'osservazione è giusta a patto di non estenderla a critica generale dell'astrologia di cui gli scribacchini di rubriche oroscopiche sarebbero i rappresentanti. Non si valuta la fondatezza della psicanalisi dai pettegolezzi radiofonici di un animatore alla moda, o la giustezza di una teoria economica dalle opinioni di un venditore di calzini all'angolo. È logico che gli attori mediatici emettano opinioni mediatiche: in ciò, ne fa le spese l'astrologia come qualsivoglia altra disciplina.

Ma il sociologo, identificando l'astrologia con il suo buffone, corrobora i deplorevoli scenari dell'affarismo mediatico. Non studia l'astrologia, ma la sua parodia che è "l'astrologia di massa", e neppure l'astrologo, ma questo istrione che i media incoraggiano e che il discorso sociologico recupera. Sembra ignorare che per suggellare una rubrica astrologica non è giustamente richiesto essere un astrologo: si può essere commediante, cantante, commerciante, usuraio...

L'argomentazione anti-astrologica dei sociologi non è né seria, né elaborata. Basti sapere con quale foga Edgar Morin ha lanciato la sua squadra di franchi tiratori all'inseguimento delle sue prede. Il sociologo, che si mette ai confini dell'industria scientifica, ha già molto da fare nel difendere il carattere "ortodosso" della sua attività. Ciò che gli viene chiesto è un esercizio letterario e moralizzatore sulla condizione di tutte le categorie di esclusi, in vista della loro erudizione e subordinazione alle esigenze e agli ideali della modernità. Ha la funzione di rendere conto dell'attività paradossale questi marginali e di illustrare attraverso le sue analisi le diverse manifestazioni della crisi delle coscienze della cultura contemporanea.

Dei recenti studi sociologici [34] mostrano che la "credenza" nell'astrologia, sempre presupposta in quest'ambito (mentre invece per la scienza si parla di conoscenza) è inversamente proporzionale al livello di comprensione scientifica delle persone interrogate, ossia niente più che la seguente trivialità: più lo spirito è educato e condizionato dalla mentalità scientifica, meno è ricettivo a ciò che le è estraneo. Cosa mai si spera di trovare, tastando l'opinione pubblica, se non il risultato della ragione dominante sugli spiriti? A meno che il lavoro del sociologo non consista effettivamente nel verificare il buon funzionamento dei mezzi della pressione ideologica...

Il discorso sociologico può ricoprire le forme più inattendibili e sornione dell'anti-astrologia. Ha per funzione di riprodurre l'opinione e i pregiudizi della comunità scientifica, benché sia esso stesso il più sfornito di caratteri positivi da cui quella ottiene gratificazione.[35] Il sociologo, rampollo della macchina scientifica, è pagato per riflettere nel suo discorso la trasparenza dell'ideologia scientifica, senza che gli venga domandato di interrogare i presupposti del suo modo di procedere. Non esiste, a mia conoscenza, alcuno studio sociologico sulla casta dei sociologi. L'antiastrologia sociologista consiste per prima cosa nel postulare che l'astrologia debba essere oggetto di studio per la sociologia, e non la scienza[36], l'astronomia o la sociologia stessa.

Il modo di procedere di Adorno si ingegna a interpretare la ricrescita dell'astrologia come seguito alle complicazioni scaturite dall'organizzazione del lavoro in generale e della scienza in particolare. L'astrologia non sarebbe che un tappabuchi senza valore intrinseco e avrebbe per funzione più o meno illusoria di colmare il fossato separando dei campi cognitivi (tipicamente astronomia e psicologia) senza relazione manifesta: "L'opacità dell'astrologia non è nient'altro che l'opacità predominante in diversi domini scientifici che non potrebbero essere significativamente riuniti." [37] Analogamente l'astrologo sarebbe colui che vive di queste fratture e dell'insoddisfazione sociale creata dalla divisione del lavoro nel suo insieme: "La follia astrologica può principalmente essere interpretata come sfruttamento commerciale [di questa frattura e] di questo umore, l'una e l'altro presupponendo e corroborando delle tendenze retrograde." [38]

L'astrologia avrebbe la funzione di dissimulare le cause degli squilibri sociali e di mettere a dormire l'astrologo e il suo lettore in una beata accettazione di ciò che è dato. Ora, benché questa affermazione si applichi effettivamente alla pseudo-astrologia mediatica, l'insieme del discorso tende ad accreditare un'immagine caricaturale dell'astrologia e degli astrologi, e paradossalmente a legittimare i sottoprodotti che "l'analisi critica", di basi freudiano-marxiste, cerca di fustigare.

Il sociologo Daniel Gros, discepolo di Pierre Bourdieu, mette in piazza le confidenze di validi astrologi, ingannati nell'occasione, e sostiene la tesi secondo cui l'astrologia apparterrebbe alla categoria dei "disadattati sociali". [39] Egli "comprende la professione di astrologo attraverso l'ipotesi di una condotta di fallimento". [40] Si traggono conseguenze azzardate da qualche caso del genere, di cui i propositi sono stati accuratamente filtrati in modo da farne apparire solo la materia che rafforza un'interpretazione che emana lezzi paternalisti: "L'astrologo è mosso da una volontà di sapere, che egli non ha potuto, in genere per delle ragioni legate alle sue origini sociali, soddisfare." [41] Da cui la conclusione, che di fatto è l'ipotesi iniziale: "L'astrologia non è qui considerata come un fine, ma come un mezzo simbolico per valicare un'incapacità a costruire razionalmente una visione globale del mondo."[42]

Il disadattato sociale è colui che non ha la possibilità di accedere alle cariche retribuite delle reti statali! La sua insoddisfazione proviene dal fatto che non sappia apprezzare il valore del sapere istituzionale e che è costretto a ripiegare su questo sostituto che sarebbe l'astrologia! La visione razionale e globale del mondo è senza dubbio quella proposta dall'ideologia scientista e dal suo universo meccanizzato!

La politica anti-astrologica diventa chiara: in un primo momento si marginalizza l'astrologo estromettendolo dalle strutture di insegnamento e di ricerca, in un secondo momento si denuncia la sua marginalità dandone delle spiegazioni fantasiose - perché bisognerebbe che egli uscisse dall'astrologia per rientrare nell'università - in un terzo tempo si favorisce la proliferazione di parassiti che vestono i panni degli astrologi per il pubblico e i media, cosa giustifica agli occhi dell'intelligentsia la ragion d'essere dell'intero processo. L'ideologia imbavaglia l'astrologo; il commercio dà la parola alla sua scimmia.

L'approccio caricaturale e arrogante del sociologo trova un'eco nel sistema di affari editoriale: si suppone che il lettorato dei trattati di astrologia abbia un livello intellettuale mediocre e uno spirito critico quasi inesistente. Il testo astrologico è catalogato insieme agli sport, ai giochi, al tempo libero. Il suo lettore è identificato dall'editore di divulgazione e dai suoi spargi-copie al consumatore come se fosse in attesa di un favore compiacente e di qualche ricetta. E, ahimè, molto spesso egli diventa ciò che i sistemi di diffusione lo incoraggiano ad essere. In compenso, non si teme che l'elettorato medio delle riviste di divulgazione scientifica abbandoni la causa, perché esse sono piazzate sotto il buon auspicio dell'istituzione scientifica: non viene richiesto di afferrare veramente le spiegazioni delle teorie espresse, ma di accettarle in quanto discorso trionfale del marchio di garanzia autorizzato.

Lo sviluppo dell'astrologia erudita e la sua istituzionalizzazione sono state spesso accompagnate da misure repressive contro la proliferazione dei ciarlatani. Trasillo, il consigliere dell'imperatore Tiberio, è stato probabilmente l'astrologo politicamente più importante della storia. Avrebbe influenzato la legislazione restrittiva delle pratiche divinatorie e imposto dei criteri di qualità alla professione di astrologo. [43] Un secolo più tardi, l'imperatore Adriano sembra essere stato guidato dalle stesse preoccupazioni; "Dei professori d'astronomia, molti dei quali senza dubbio insegnavano anche le teorie astrologiche, possono avere ricevuto delle cattedre all'università di stato romana, l'Ateneo, a partire dalla sua fondazione (134 d.C.). La qual cosa sembra probabile in ragione del fatto che il fondatore della prima università latina, l'imperatore Adriano, non era solo egli stesso un ferrato adepto dell'astrologia, ma anche un praticante esperto." [44] Si attesta ancora che un secolo dopo la fondazione dell'università a Roma, il giovane imperatore Alessandro Severo abbia lì incoraggiato lo sviluppo dell'astrologia, senza dubbio per restringere l'attività dei ciarlatani. [45]

Un millennio dopo, Alfonso X il Saggio (1221-1284), re di Castiglia e di Leon, questo protettore del sapere e dell'astrologia, istigatore delle traduzioni dei trattati arabi, in spagnolo e poi in latino, della composizione di una summa astronomica, i Libros del saber de astronomia, di un trattato astrologico, il Libro de las Cruzes (1259), e delle famose Tables Alphonsines (~1259), e fondatore di una cattedra di astrologia all'università di Salamanca, emana a propria volta delle misure giudiziarie contro i ciarlatani: "La divinazione del futuro tramite gli astri è autorizzata per le persone correttamente formate in astronomia, a scapito delle altre specie di divinazione che sono interdette." [46]

L'astrologia diventa una sotto-letteratura nella misura in cui le sono tolti i mezzi per svilupparsi in quanto sapere autonomo e in cui è incoraggiata la moltiplicazione dei falsari. Trasportata nel ghetto delle scuole e delle associazioni effimere, non ha accesso agli strumenti e ai centri di ricerca e di insegnamento. La sua assenza di riconoscimento universitario e la precarietà dello statuto socio-professionale di praticante concedono uno spazio di libertà apparentemente più esteso che in altre discipline, una terra di nessuno d'espressione libera (e udienza confidenziale), avente per conseguenza un'esposizione a ogni sorta di truffatori, parassiti, illuminati e incapaci. [47]

La concezione decisamente pluralista dell'astrologia si singolarizza di fronte all'intercambiabilità dei discorsi dominanti e alla loro molle implosione. Perché essa è inconciliabile con loro, è suscettibile di contenerli e persino di giustificarli formalmente, matricialmente. È precisamente l'immagine opposta di questa concezione incoraggiata dai media e dalla sociologia. Questo perché la malattia pseudo-astrologica fa il gioco dei cinici che vi si appigliano: l'astrologia non viene tollerata se non sotto forma di placebo, a misura di uno sfiguramento della sua natura fondamentale. E le analisi sociologiche, con la loro apparecchiatura di inchieste, di questionari e di sondaggi, accentuando la confusione tra i veri astrologi e i loro falsari (essi stessi inondati dal commercio fiorente dei servizi telematici), non sono che ridondanza in eco al travisamento dell'astrologia da parte dei media.
 
 

13. L'imperizia degli 'astrologi'

"Ma se l'astrologia e coloro che la praticano continuano a intrigarmi, credo che il simbolismo di cui si servono, ma che così raramente sembrano comprendere, possiede una certa bellezza oggettiva, e anche logica (...) Il fascino si spezza quando si cerca di ritrascrivere tutto in linguaggio comune. Da cui la mia idea che l'astrologia sarebbe ideale senza gli astrologi" (Ellic Howe, I figli di Urania [Les enfants d'Uranie], 1967)

L'esperto si definisce astrologo, e il baccano mediatico rafforza la sua pretesa. Gli uomini del Rinascimento erano più umili, sicuramente perché erano molto di più in relazione con delle grandi cose, con degli uomini, con delle passioni. L'amatore era astrofilo, l'esperto: astrologiano [astrologien, ndt]. La dimensione antropologica e culturale dell'astrologia non si riduceva alla semplice interpretazione di temi natali. Come questi uomini, cresciuti alla lettura di Plutarco, avrebbero potuto limitarvisi?

D'altro canto, gli Antichi non intrattenevano questa infatuazione moderna, malsana, per il sensazionale, contrario alla natura dell'astrologia. Il mondo di Castaneda è "extra-ordinario", così come quello di Étienne Guillé. L'astrologia, dal suo, è perfettamente ordinaria. Gli astrologi più profondi sono rattristati, non esaltati, dal loro sapere: Omar Khayyâm si rammarica del governo delle stelle sugli uomini. [48]

Oggi, mettendo da parte l'attivismo mercantile dei ciarlatani e la pseudo-astrologia delle rubriche oroscopiche dei giornali e dei servizi telematici, l'attività astrologica ricopre almeno tre realtà: la ricerca dell'astrologo, [49] il cui cammino è riflessivo, cioè teorico e pratico, e passibile di proporre una vera concezione d'insieme del reale (e non dei semplici voli pindarici con aspirazione poetico-metafisica), l'astrologia applicata e contrattuale dell'esperto o dell'astrologiano (scambio di servizi astrologici, corsi, consultazioni o terapie con una remunerazione), l'astrologia confidenziale dell'astrofilo, amatore o simpatizzante.

La consultazione non è che una applicazione del sapere astrologico fra molte altre. L'astrologo-consulente intrattiene con la ricerca astrologica lo stesso rapporto che il medico o l'ingegnere hanno con la ricerca scientifica: un rapporto d'esecuzione e, cosa più frequente, di sfruttamento commerciale. Certo una familiarità con la pratica dei temi è necessaria, [50] ma essa non è che una condizione minima, e non riguarda che una delle forme possibili del sapere astrologico, quella dell'astrologia oroscopica. L'essenziale non è compilare dei temi, ma vivere l'astrologia, cioè acquisire un'effettiva visione astrologica del reale. Non si tratta semplicemente di congetturare la tendenza saturniana o venusiana di un individuo, ma di trasfigurare l'insieme delle sue rappresentazioni mentali, di utilizzare globalmente gli operatori astrologici, e non isolatamente e arbitrariamente continuando in tutto e per tutto la tradizione dualista. Si tratta di acquisire una comprensione matriciale del reale, della politica o del teatro, della gastronomia o della filatelia, alla maniera del semiologo Peirce che interpretava ogni dato dello spirito in quanto segno.

L'esperto, spesso pragmatista e lassista, guidato dalla curiosità e l'avidità di nuove ricette, prova le "tecniche" più disparate. Cerca di soddisfare la domanda di una clientela desiderosa di conforto o di un lettorato avido di spettacolarità. Il "questo funziona" (il But it works inglese) del metodo empirico autorizza ogni aberrazione. Questo d'altro canto funziona sempre, una volta avuto riguardo per la scarsa esigenza richiesta nell'adeguamento dell'interpretazione alla realtà appresa. Inoltre i fattori astrologici sono scelti arbitrariamente. Non ne risulta alcuna ipotesi sul possibile funzionamento dell'incidenza astrale, né su una logica interna che giustificherebbe, astrologicamente, l'utilizzo di questi fattori. L'astrologiano esamina alcuni temi: parla delle sue "ricerche". Ha letto alcuni manuali e fornito alcune consultazioni: parla della sua "esperienza". Non fa che utilizzare alcuni strumenti in vista di una particolare applicazione dell'astrologia, conoscere l'interpretazione psicologica dei temi. Alcuni immaginano delle nuove tecniche (molto spesso rimaneggiamenti di quelle antiche), perseguendo lo stesso scopo. Un empirismo immaginario è il solo garante della loro presunta efficacia. Tutto questo non ha granché a vedere con l'astrologia. È una soddisfazione personale, un'applicazione soggettiva di un sapere che si pone oltre, una piccola faccenda privata: come potrebbe interessare agli universitari? Perché l'astrologia concerne essenzialmente il generale, e solo indirettamente il particolare: è un modo di pensare, una modalità di funzionamento del pensiero, una logica dell'appercezione.

L'esperto non cerca di apprendere: crede di sapere. Crede che la sua convinzione dell'esistenza di una realtà alla quale gli spiriti scettici restano impermeabili, lo dispensi dallo sforzo di ricerca. Non reputa necessario conoscere i suoi predecessori. Non ha un vero modello dell'astrologia, ma delle vaghe premesse spiritualiste che gli sembrano in accordo con la sua pratica lassista. Dimentica che l'insieme della sua conoscenza risulta da un conglomerato di tecniche eterogenee e disparate, storicamente datate, che sopravvivono oggi nell'ambito di questa o quella sfera pratica, in ragione di un successo mediatico di un autore o della traduzione contingente di un trattato antico, e non perché siano stati effettuati degli studi comparativi o condotta una riflessione sulla logica d'insieme.

Non esiste una astrologia tradizionale, ma solo dei modelli datati, molto differenti gli uni dagli altri, usciti da culture, da scuole di pensiero, o da astrologi isolati. Un conglomerato di queste dottrine viene assimilato a una presunta tradizione da alcuni astrologi, spesso ignoranti della realtà storica. Se il sistema tolemaico ha lasciato un segno preponderante nella cultura astrologica europea, medievale e poi moderna, meriterebbe comunque meno di ogni altra cosa l'appellativo di "tradizionale" in virtù del posto del tutto speciale che occupa nell'ambito dell'astrologia ellenistica. Se l'astrologia si agita ancora impotente nel ghetto in cui è stata gettata dal secolo dei Lumi, è in parte a causa di coloro che ne usurpano l'etichetta. L'astrologo deve mettersi alla prova sul terreno della storia e dell'epistemologia: è lì che incontrerà gli avversari più temibili e più degni di stima. Il primo grande avversario moderno dell'astrologia non è Pico, come si crede comunemente, ma Salmasius (1648).

Il "vero astrologo" sa differenziare gli impressionali perché ha fatto propria la convinzione di un'incidenza astrale attraverso le due esperienze originali che sono la variabilità, qualitativa e quantitativa, dell'energia psichico -astrale (esperienza dei transiti), e la differenziazione interindividuale. Questo non vuol dire che egli sia un'empirista. La sua conoscenza evolve nell'ambito di una riflessione teorica sui modelli interpretativi che traducono la sua esperienza. Resta attento al fatto che la più piccola tecnica utilizzata presuppone un modello di funzionamento dell'incidenza astrale. Inoltre l'esperienza astrologica non è paragonabile a quella di altri campi della conoscenza perché non tratta mai di fatti, ma di "quasi-fatti", e non di eventi, ma di avvenimenti nella coscienza. In questo, essa è difficilmente comunicabile.

L'astro-psicologo, anche di talento (che è merce rara), non è che un esperto, poiché l'astrologo deve riunire almeno tre di quattro componenti della sua disciplina: metafisica, astronomia, storia, psicologia. Colui che non ha la filosofia nelle proprie corde presenta delle vedute un po' brevi sul suo soggetto e il suo discorso non si divincola dalle ideologie del momento; il tecnico scadente ha la tendenza a restare prigioniero dei suoi modelli superati; chi ignora i suoi predecessori crede alla novità assoluta del suo discorso e manca di distacco per apprezzarne il valore reale; un deficit a livello psicologico può portare a ingannarsi sul senso e sul significato dei simboli astrologici.

L'astrologia comune, di natura psico-simbolista, è diventata un semplice esercizio di riconoscimento alla portata di ognuno di noi. Una concezione ingenua del simbolo autorizza qualunque interpretazione, e serve a "psicologizzare" qualunque realtà. [50b] Nell'analisi, nella maggior parte dei casi, non appaiono che delle relazioni molto labili tra le configurazioni del tema natale e le interpretazioni proposte. Si presume che dei fatti noti e delle situazioni psicologiche triviali riguardanti le persone analizzate si rapportino a queste configurazioni. Quando si tratta di un uomo pubblico o di un personaggio storico, l'interpretazione non getta nuova luce al riguardo, ma in moltissimi casi riproduce le interpretazioni superficiali e comuni che lo riguardano. Tutto questo chiacchiericcio psico-astrologiano non supera mai il livello del comune buon senso e della trivialità più mediocre, senz'altro perché lo statuto sociale dell'esperto costringe quest'ultimo preliminarmente a convincere, e a giustificare il fondamento del suo sistema di interpretazione adattandolo alla mentalità e alle rappresentazioni circostanti. Ne risulta che il suo discorso si pone un po' in disparte rispetto ai progressi della ricerca specializzata. Dunque quale credito concedere a una pratica che resta incapace di gettare luce sul suo oggetto mediante un'esegesi inedita e di accedere a una vera comprensione originale?

L'esperto rafforza il fatto compiuto, il consenso socio-culturale, e lo status quo ideologico, come se la pratica astrologica fosse nella posizione di giustificare, da chissà quale quintile o punto medio, fino all'ultima scempiaggine della produzione mediatica, e come se fosse nella posizione di comprenderla astrologicamente. In primis utilizza di preferenza delle opere di divulgazione o di seconda mano, che nocciono al serio potenziale del suo discorso. Se l'astrologia vuole accedere a una rispettabilità intellettuale, deve issarsi al livello dell'esegesi e dei lavori di ricerca avanzata, ed essere nella posizione, all'occorrenza, di confutare certi discorsi proponendo delle interpretazioni argomentate. Finché gli astrologi saranno incapaci di mostrare agli intellettuali e ai filosofi, e ciò malgrado il donchisciottismo di un tale modo di procedere, in cosa la loro conoscenza permette di accedere a una comprensione singolare del fatto umano, non li si "crederà" più di quanto non si abbia rispetto della loro disciplina.

È dunque inutile scimmiottare le forme organizzative dei saperi istituzionalizzati e rivendicare un riconoscimento delle pratiche dubbie da parte delle autorità socio-culturali, tramite assemblee, colloqui, associazioni, federazioni e "codici deontologici", che favoriscono perlopiù la proliferazione di piccoli giochi di potere. Altresì inutile, e vano, accontentarsi delle forme assunte dalla scientificità moderna (tanto dalle scienze fisiche quanto da quelle "umane"), senza partecipare positivamente alla loro trasformazione. La natura e le responsabilità dell'astrologia sembrano all'esperto perfettamente compatibili con il paradigma culturale attuale. [51] E soprattutto in questo egli è completamente ai margini dell'astrologia. Si adatta parzialmente alla mentalità utilitarista del momento, ed esercita principalmente una funzione terapeutica marginale, effettivamente riconosciuta dalle analisi sociologiche [51b]. Da cui l'ironia della letteratura epi- e anti-astrologica la quale a buon diritto constata che, non soltanto il discorso astrologico ordinario non sfugge al pensiero comune, ma si allaccia alla più bassa lega di quello. L'astrologia, con tali adepti, ha davvero bisogno di avversari?
 
 

14. L'argomentazione tecnica

"La vera astrologia ci insegna a leggere nel libro di Dio [Vera astrologia docet nos legere in libro Dei]"
(Pico della Mirandola: Conclusioni, 1486)

Una sana critica dei problemi relativi all'astrologia non appartiene più agli ideologi che le sono ostili di quanto non appartenga a burattini, ciarlatani, e buffoni che si reclamano ideologi. Così le innumerevoli obiezioni relative alle sue tecniche e ai suoi metodi di interpretazione, inevitabili se si considera la sua longevità, la sua diversità interculturale e la moltiplicazione delle dottrine in seno ad una stessa cultura, ravvivano le controversie reiterate che dividono gli astrologi. Alcune fra queste partecipano positivamente alla trasformazione e al rinnovamento degli operatori, delle strutture, e di conseguenza dei modelli astrologici. L'argomentazione non dipende più dall'ideologico, cioè dal rifiuto di considerare la realtà astrale come il sapere astrologico, in nome di norme e di criteri esterni. Queste critiche riguardano essenzialmente l'elaborazione del tema natale, la variabilità delle strutture astrologiche, e la plasticità semantica degli operatori simbolici.

Paradossalmente, se ci fosse bisogno di illustrare le difficoltà dell'astrologia, l'astrologo competente avrebbe a sua disposizione una moltitudine di dettagli da poter fare invidia al più accanito dei suoi detrattori. A cominciare dal tema natale: un'evidenza per il principiante, che ignora tutto sia della complessa operazione di rappresentazione su di un piano (generalmente quello dell'eclittica) dello stato di una porzione di cielo all'ora e dal luogo di nascita di un soggetto, cioè di un momento particolare della sfera celeste geocentrica, sia delle relazioni complesse, spaziali e temporali, che legano i suoi elementi. Le difficoltà e le conseguenze di questa proiezione dello spazio tridimensionale su un semplice diagramma vengono generalmente ignorate dall'avversario dell'astrologia. [52]

La proiezione delle posizioni planetarie è discutibile: nessun pianeta (eccetto il Sole) è mai realmente sull'eclittica, salvo nei punti di intersezione del suo piano di rivoluzione con l'eclittica (ai nodi). Ne risultano, in particolare per Plutone, degli scarti importanti tra la sua posizione reale e la sua proiezione sull'eclittica per più della metà del suo ciclo, e in particolare nel periodo di attraversamento di Pesci, Ariete, e Toro, poi di Vergine, Bilancia, e Scorpione. Così all'inizio di novembre 1957, Plutone, con una declinazione decrescente a 21 N segue il ritmo del Cancro, e non quello della Vergine. Il problema diventa preoccupante nel momento della domificazione e del posizionamento degli Angoli. Il rispetto della realtà astronomica inclina a elaborare uno zodiaco delle declinazioni equatoriali, proprio di ciascun pianeta, o di tenere conto delle latitudini eclittiche.

Gli anti astrologi sostengono il primato del tema di concepimento sul tema natale, a dispetto o piuttosto in ragione dell'estrema difficoltà nel conoscere il momento esatto della fecondazione. Ora, il sistema nervoso e i meccanismi di ricezione e di integrazione dei ritmi planetari non sono formati al concepimento, è solo alla nascita che si disaccoppiano le nuove funzioni, in particolare la respirazione polmonare che libera il figlio dalla matrice materna: "Perché il bambino nel ventre di sua madre non vive da sé, ma è solo una parte della sua madre vivente, e non riceve le impressioni per determinarle da solo, se non nel primo momento in cui respira l'aria, e in cui vive separatamente, e da sé." [53] Lo psicoanalista Otto Rank ha visto nella pratica delle natività un antecedente astrologico all'appoggio delle sue tesi. [54]

L'assimilazione delle strutture astrologiche a dei modelli interpretativi diversi ha dato luogo a innumerevoli discussioni: l'attribuzione dell'elemento Aria all'Aquario, quella dei piedi ai Pesci, quella della femminilità al Toro, quella di Saturno al tempo per effetto di un'assimilazione fonetica tra i termini greci Kronos e chronos... Queste obiezioni derivano da un'interpretazione letterale dei simboli e da contraddizioni tra diversi modelli interpretativi eterogenei (estensione della teoria degli Elementi dei quarti zodiacali ai segni zodiacali, melotesia zodiacale...), che conviene effettivamente mettere in discussione. La freddezza del Cancro, come il calore del Sagittario, sottolinea l'incoerenza di un'interpretazione strettamente meteorologica e stagionale (solare) dei valori elementali attribuiti ai segni zodiacali. Pico critica ancora la giustificazione grossolana in Tolomeo delle qualità elementali attribuite ai pianeti. [55]

Keplero si interroga sulle basi della suddivisione zodiacale in 12 segni uguali e respinge le Case e i Governatori per conservare solo gli aspetti e i cicli planetari. Daniel Verney è l'erede di questo "riduzionismo planetarista". Al contrario la teoria delle armoniche di John Addey autorizza una declinazione illimitata dello zodiaco. [56] La teoria dei Governatori non mostra semplici corrispondenze semantiche tra pianeti e segni zodiacali: essa è la teoria unificante dell'astrologia in quanto le strutture zodiacale, planetaria e settoriale sono differenziazioni di una stessa matrice archetipica.

Esistono diverse scuole di pensiero in astrologia come in filosofia o in fisica. La diversità dei modelli non è un'obiezione contro l'esistenza di una disciplina. In particolare la pluralità dei metodi di domificazione (delimitazione delle Case nella sfera celeste) non ha ad oggi trovato un accordo: la questione delle nascite polari, e i disaccordi sui limiti e il verso di ripartizione, sul significato, restano portatori di ardenti controversie.

L'esistenza di asteroidi [57], principalmente fra Marte e Giove, e di un numero considerevole di planetoidi, scoperti recentemente al di là delle orbite di Nettuno e di Plutone-Caronte, dovrebbe condurre a una riflessione sulla nozione di pianeta e sul Planetario. Secondo Kant, è l'eccentricità dell'orbita che distingue il pianeta dalla cometa: "Si potrebbe forse ancora sperare di scoprire oltre Saturno dei nuovi pianeti che siano più eccentrici di questi e quindi più vicini al carattere delle comete (...) Si potrebbe, volendo, chiamare ultimo pianeta o prima cometa l'astro la cui eccentricità fosse così grande da intersecare al suo perielio l'orbita del pianeta più vicino, quindi eventualmente quella di Saturno" [58] Questa definizione designa Plutone come ultimo pianeta del sistema solare, dal momento che a causa dell'eccentricità della sua orbita, si trova al suo perielio più vicino di Nettuno al Sole.

Accettando nella sua pratica dei punti fittizi (nodi lunari, parti, punti medi, pianeti ipotetici), quando non delle stelle fisse, comete ed eclissi, l'astrologo dimentica spesso che il modello implicato deve rispettare una triplice esigenza: l'adeguamento dei fattori alla realtà fisica ed astronomica, la necessità della loro periodicità, la quale condiziona la loro integrazione ad opera dell'organismo, la coerenza dell'insieme e l'assenza di ridondanza degli operatori considerati. Il tema è già abbastanza complesso perché si renda necessario eccedere.

La principale argomentazione di Origene ha attinto alla impossibilità per lo spirito di formare dei giudizi sintetici, in altri termini di interpretare il tema se non attraverso accumulo di combinazioni duali, insoddisfacenti, ma le sole accessibili al pensiero analitico: quale astrologo è veramente capace di sintetizzare la matassa implicata da una congiunzione Sole-Saturno in Leone e casa II, al quadrato di Giove in Scorpione? Origene chiama syncrasis questi "miscugli di influenze astrali che sopraggiungono in questi o quegli schematismi di cui essi stessi [gli astrologi] si riconoscono incapaci di comprendere l'insieme." [59] Una vera comprensione globale di una configurazione parziale, e a fortiori della totalità del tema natale, supera i limiti dell'astrologo come quelli delle facoltà dello spirito. Tanto più che una configurazione natale necessita di essere radicata in una problematica personale che tiene conto del contesto sociale, culturale, famigliare, e mentale in cui evolve il nativo (anche a prescindere da influenze genetiche e telluriche). È il motivo per cui la lettura astrologica della realtà umana resta un ideale impraticabile. Il sapere astrologico, fuori dalla portata dello spirito umano, non sarebbe pienamente accessibile se non agli "angeli".

La scoperta di Urano nell'anno dell'apparizione della prima Critica di Kant, degli asteroidi a partire dal 1800, poi di Nettuno e Plutone, ha destabilizzato il modello planetario, vecchio di venti secoli, e la logica dei Governatori. Il Settenario degli Antichi si è infranto ed è stato rimpiazzato, dapprima da parte degli astrologi inglesi, da un Planetario a 8, 9 e poi 10 elementi. Un abate di Castelet menziona nel 1681, vale a dire esattamente 100 anni prima della scoperta di Urano, come "prova inconfutabile" contro l'astrologia, la probabilità dell'esistenza di un'infinità di pianeti invisibili dopo Saturno, e di conseguenza la possibilità di essere influenzati da dei fattori che l'astrologo non saprebbe conoscere: "Gli astrologi ammetteranno che se nell'intervallo compreso fra Saturno e il centro del mondo ci può essere una moltitudine innumerevole di pianeti come Saturno, che ruotano intorno al sole in qualità di pianeti principali così come Giove e Saturno, essi ammetteranno, vi dico, che se la possibilità di questa cosa è ammessa una sola volta, non resta nulla dell'astrologia."[60] In realtà l'argomento non è nuovo: è menzionato da Favorino d'Arles e ripreso nell'ottavo libro della famosa requisitoria di Pico, Contro l'astrologia divinatrice che ne esce sezionata e rovinata. [61]

La conoscenza del contesto di designazione dei pianeti trans-saturniani ha favorito la messa in discussione di una lettura strettamente "mitologica" e simbolica dei pianeti e dei segni zodiacali. Inoltre la storia dell'astrologia mostra che lo Zodiaco e il Settenario si sono costituiti seguendo un processo aleatorio analogo. L'insieme di queste critiche è tale da motivare una riflessione sui modelli considerati e i loro fondamenti strutturali. Le analisi storiche che si sono moltiplicate dall'inizio del secolo scorso mettono, nel bene e nel male, a disposizione dei cercatori una moltitudine di testi, di teorie e di pratiche, vasta quanto quella degli astrologi eminenti, che comincia a suscitare una riflessione di ordine epistemologico, sulla necessità intrinseca delle strutture evocate, sulla nascita talvolta contingente delle teorie elaborate, e sui legami dei modelli con il loro radicamento culturale. L'astrologia non è un sapere fossile. La messa in relazione globale dei significati virtuali dei suoi operatori con i dati psichici e culturali si rinnova al contatto con questi dati: così l'astrologia sopravvive, nonostante i suoi detrattori, alla caduta dei suoi modelli successivi.


[1] Cf. Peter Jensen, Die Kosmologie der Babylonier [La cosmologia babilonese], Strasburgo, 1890; Franz Boll, Studien über Claudius Ptolemäus [Studi su Claudio Tolomeo] Lipsia, Teubner, 1894; il primo volume del Catalogus Codicum Astrologorum Graecorum, Bruxelles, 1898; Auguste Bouché-Leclercq, L'astrologie grecque [L'astrologia greca], Parigi, Ernest Leroux, 1899 (di cui alcuni capitoli appaiono separatamente dal 1884); senza dimenticare la prima storia dell'astrologia babilonese: Archibald Sayce, "The Astronomy and astrology of the Babylonians" [L'astronomia e astrologia dei Babilonesi], in Transactions of the Society of Biblical Archaeology 3, 1874.

[2] Lynn Thorndike (nato a Lynn nel Massachusetts il 24 luglio 1882, deceduto nel 1965), in ragione del suo lavoro colossale di raccolta e presentazione di testi astrologici medievali, e nonostante le sue aggiunte al capitolo LXXII del secondo volume del suo History of magic and experimental science [Una storia di magia e scienza sperimentale] (New York, Columbia University Press, 1923) può essere considerato un simpatizzante dell'astrologia.

[3] Cf. il medievalista Max Lejbowicz, autore di una Introduction à l'astrologie conditionelle [Introduzione all'astrologia condizionale] (Autun (impr.), C.E.F.A., 1977), manuale di scuola, e imitazione dei trattati di Jean Pierre Nicola, suo maestro di un tempo, o ancora Jacques Hallbronn nelle sue Clefs pour l'astrologie [Chiavi per l'astrologia] (ed. rev. Seghers 1993). Parimenti da notare l'esistenza di una tattica antiastrologica puerile (amalgama dell'astrologia a delle pratiche estrinseche, problematiche desuete, riferimenti troncati...), rinviando gli "astrologi" alla loro ignoranza valutata sommariamente da testi che sarebbero loro destinati e che si riservano, di fronte agli ambienti accademici, le attenuanti del caso.

[4] citato in Thorndike, History of magic and experimental science [Una storia di magia e scienza sperimentale], New York, Columbia University Press, 1934, vol.3, pag. 264.

[5] Bouché-Leclercq qualifica l'astrologia come "sistema malsano" nella sua Storia della divinazione nell'antichità [Histoire de la divination dans l'Antiquité] (Parigi, Ernest Leroux, 1879, vol. 1, p.257) : "Si esce con una specie di spavento da questo caos in cui si è dimenata l'intelligenza umana sviata." (Ibid., p.246). Affidandosi alla documentazione disponibile alla sua epoca, egli nega l'esistenza di una oroscopia caldeana (in L'astrologie grecque [L'astrologia greca], Parigi, Ernest Leroux, 1899, p.50 et p.83).

[6] in Catalogus Codicum Astrologorum Graecorum, Bruxelles, 1898, vol. 1, p.V. Cumont equipara l'astrologia a "della mitologia formulata in assiomi" (in Lux perpetua, Parigi, Geuthner, 1949, p.312)

[7] in Le système du monde [Il sistema del mondo], Hermann, 1958, vol. 8, p.500-501.

[8] Jean-Charles Houzeau / Albert Lancaster, Bibliographie générale de l'astronomie [Bibliografia generale dell'astronomia], Accademia reale di Belgio, Bruxelles, 1887, vol. 1, p.31

[9] L'introduzione di 310 pagine alla Bibliografia sull'astronomia e sull'astrologia costituisce la prima e piccola storia moderna dell'astrologia edita in lingua francese. Il fatto che i primi storici dell'astrologia della fine del XIX sec. e dell'inizio del XX sec. bazzichino piuttosto ampiamente nella documentazione di seconda mano dei loro avi razionalisti, specialisti delle superstizioni e più che ostili all'astrologia, spiega la perpetuazione dei luoghi comuni come l'interdizione dell'astrologia da parte di Colbert nel 1666, o anche la giustificazione con la necessità alimentare della pratica oroscopica di Keplero.

[10] L'opera è rabberciata, confusa, farcita di errori, di contro-sensi e di interpretazioni strampalate. Per esempio l'agitazione degli inquilini degli asili nelle notti di luna piena si spiegherebbe con la luminosità dell'astro (in The royal art of astrology [L'arte reale dell'astrologia], Londra, Herbert Joseph, 1946, p.144). L'autore non dice se i dormitori sono a volta chiusa o cielo aperto...

[11] George Sarton, A history of science [Una storia di scienza], Cambridge, Harvard University Press, 1952, vol. 1, p.120.

[12] Prima rivista generale di storia delle scienza, fondata en 1913.

[13] in "The survival of Babylonian methods in the exact sciences of Antiquity and Middle ages" ["La sopravvivenza dei metodi babilonesi nelle scienze esatte dell'Antichità e del Medioevo"], Proceedings of the American Philosophical Society 107.6, 1963, p.532.

[14] in The stars above us [Le stelle su di noi] (Friburgo, 1953), tr. ingl. presso le ed. Scribner, New York, 1957, p.84. La sentenza è vera a maggior ragione per il fatto i protagonisti sono intercambiabili: Nessuna idea, nessun discernimento, nessuna comprensione dell'astrologia moderna: tali furono le caratteristiche dell'astronomo.

[15] Gérard Simon (in Kepler astronome astrologue [Keplero astronomo astrologo], Parigi, Gallimard, 1979) che fa l'impasse sul Tertius interveniens, principale trattato astrologico di Keplero, nega all'astrologia lo status di sapere (p. 14), dubita dell'utilità di intraprenderne lo studio (p.226) e considera "incredibile" il fatto che Keplero abbia potuto interessarsene (p. 83)! Hervé Drévillon (in Lire et écrire l'avenir [Leggere e scrivere l'avvenire], Seyssel (Ain), Champ Vallon, 1996), oppone futilmente scienza e astrologia, ragione e superstizione, sapere e credo, astrologia naturale e astrologia giudiziaria, senza interrogarsi sulle incertezze e la permeabilità delle loro frontiere nella mentalità del XVII secolo, e facendo leva sul discorso ideologico e moralista, piuttosto che sugli uomini di scienza e sugli astrologi dell'epoca. Nell'approccio "psico-socio-storico" di Georges Minois è subito messa fra le superstizioni e assimilata alle pratiche divinatorie (in Histoire de l'avenir [Storia dell'avvenire], Fayard, 1996). L'opera superficiale e pretenziosa di questo maestro degli "studi trans-disciplinari" parla di "genetliologia" (p.66 e p.70) e cita abbondantemente Tester (p.23, 65, 178, 180 e 320) fino a prendere in prestito le sue cantonate (p.359) per quanto concerne Jean-Baptiste Morin - di Villefranche -, che sarebbe nato a Francoforte e deceduto nel 1659 !

[16] È ancora frequente nei dipartimenti di ricerca delle università francesi, presso gli storici delle scienze e delle religioni, e non solamente fra i principianti, scimmiottare il tono scettico, ironico e di "concessione" di Bouché-Leclercq, senza rendersi conto del ridicolo anacronismo dell'atteggiamento, che comincia a passare di moda nell'oltre-Atlantico e oltre-Manica. "L'incompetenza" non vieta la disapprovazione categorica: "Spiegare con quali tappe, dopo aver ricevuto [l'astrologia babilonese], l'ellenismo l'abbia modificata, non sarebbe solo fastidioso e lambiccato, ma fuori dal mio proposito e dalla mia competenza" ." (Jean Bottéro, "L'astrologie est née en Mésopotamie" [L'astrologia è nata in Mesopotamia] in L'Histoire 141, 1991, p.29).

[17] Nel Petit Robert 2, questo speculum della cultura ufficiale nel suo esercizio di divulgazione, sono scartati la maggior parte degli astrologi eminenti (Berossus, Dorotea di Sidon, Antioco d'Atene, Vettius Valens, Varâha Mihira, Albumasar, Alcabitius, Guido Bonatti, Jean-Baptiste Morin...) mentre vi abbondano insignificanti reucci e politici, pittori ignoti e teologi insipidi. L'astrologo e l'astro-statistico utilizzeranno di preferenza l'opera di Michel Mourre, che precisa: "Ispirandomi all'esempio di numerosi dizionari stranieri, ho creduto quindi necessario - cosa che rappresenta un'innovazione nei dizionari storici francesi - dare le date esatte (giorno e mese) di nascita e morte dei personaggi, a condizione che le date siano conosciute. Questi elementi saranno utili a chi, come l'autore di queste righe, riconosca l'importanza relativa della situazione astrologica per la conoscenza di un essere umano" (Dictionnaire d'histoire universelle [Dizionario di storia universale], Parigi, ed. Universitaires, 1968, vol 1, p.13)

[18] in A history of magic and experimental science [Una storia di magia e scienza sperimentale], New York, Columbia University Press, 1941, vol. 6, p.94 (cf. anche vol. 5 (1941), p.377).

[19] Cf. From Paracelsus to Newton [da Paracelso a Newton], Cambridge University Press, Cambridge (UK), 1982.

[20] Per esempio Pierre Duhem (in Le système du monde [Il sistema del mondo], Hermann, 1913-17, 5 vol., et 1954-59, 5 vol.), Theodore Wedel (in The mediaeval attitude toward astrology [L'attitudine medievale verso l'astrologia], New Haven, Yale University Press, 1920), Eugenio Garin, che parla delle "fantasie mitico-religiose delle "influenze" e delle "immagini" " (in Le zodiaque de la vie [Lo zodiaco della vita], Roma, 1976, tr. franc. presso ed. des Belles Lettres, 1991, p.14) o Jim Tester (in A history of western astrology [Una storia di astrologia occidentale], 1987; New York, Ballantine Books, 1989). Quest'ultima opera, piena zeppa di errori di date e di imprecisioni (per es. la nascita di Jean-Baptiste Morin a Francoforte e il suo decesso nel 1659 !), denota una conoscenza superficiale del suo soggetto : l'autore confonde affinità e interrogazioni, così come il significato delle case (cf. per es. p.240)

[21] Questo procedimento è presentato da Max Laistner come una fonte maggiore di incomprensione della realtà astrologica. (in "The western church and astrology during the early middle ages" [La chiesa e l'astrologia occidentale nell'alto medioevo] in Harvard Theological Review 34, 1941, p.253). È utilizzato dai pochi rari studi che hanno attinto all'astrologia contemporanea.

[22] L'astrologie di Will Erich Peuckert (Stoccarda, 1960; trad. franc. presso ed. Payot, 1965) resta al giorno d'oggi la migliore introduzione comprensiva alla storia dell'astrologia.

[23] Bouché-Leclercq rifinisce questa pratica nella sua Astrologie grecque, credendo anche di confutare l'astrologia. Magari! Non ha affrontato la storia delle scienze!

[24] L'astrologia, il cui ruolo fu preponderante nelle culture antiche, non dispone di alcuna "sezione" negli istituti di ricerca, come se potesse essere coperta in modo marginale senza che ciò alteri la pertinenza delle analisi riguardanti queste culture.

[25] Hilary Carey critica l'attitudine dei suoi avi (in Courting disaster [Invocare il disastro], Londra, MacMillan, 1992, p.4-5) prendendo completamente le distanze rispetto all'astrologia contemporanea (p.168 et p.259). Cf. anche Ann Geneva, Astrology and the seventeenth century mind [L'astrologia e la mente del diciassettesimo secolo], Manchester University Press, 1995, cap. 1 : "Perché l'astrologia ha bisogno della sua storia" (p.1-16).

[26] Il lontano precursore degli storici anti-astrologici è Claudio Salmasio (Salmasius), autore del De annis climactericis et antiqua astrologia diatribae [Gli anni climaterici e l'antica astrologia discorsiva] (Leyde, Elzevier, 1648).

[27] Robert Schmidt e Robert Hand, dal 1993, editano e traducono i classici dell'astrologia: la serie greca comprende Antioco, Paolo d'Alessandria, Vettius Valens, Tolomeo, Efestione, Dorotea... (nell'ambito di Project Hindsight, Berkeley Springs, The Golden Hind Press). Cf. anche Robert Hand, Night & day [Notte & giorno], Arhat / The Golden Hind Press, 1995.

[28] Questo avvio edificante del Retour des astrologues [Ritorno degli astrologi] (1971) è ripreso nella nuova edizione : La croyance astrologique moderne [La credenza astrologico moderno], Losanna, L'Age d' Homme, 1981, p.33.

[29] - apparsa tra novembre 1952 e febbraio 1953.

[30] "Theses against occultism" [Tesi contro l'occultismo] e "The stars down to earth : the Los Angeles Times astrology column", [Le stelle per terra: la colonna astrologica del Los Angeles Times] riediti in Telos 19, 1974.

[31] Le prime rubriche astrologiche dei giornali, questi nuovi avatar degli almanacchi e calendari popolari del Rinascimento, appaiono nel 1928, negli Stati Uniti, sul Sunday Express, prima di raggiungere l'Europa nel giro di qualche anno.

[32] Theodor Adorno, Op. cit., p.36.

[33] in Mythologies, Paris, Le Seuil, 1957, p.168.

[34] Cf. Martin Bauer / John Durant, "Belief in astrology : a social-psychological analysis" [Il credo nell'astrologia: un'analisi socio-psicologica] in Culture and Cosmos 1, 1997.

[35] "Il sapere astrologico non risponde pertanto ad alcuno dei criteri di legittimità ammessi" (Daniel Gros, in La croyance astrologique moderne, [La credenza astrologica moderna] p.192)

[36] Cf. nondimeno le opere di Bruno Latour sulla microsociologia dei laboratori di ricerca (Parigi, La Découverte).

[37] Theodor Adorno, Op. cit., p.86.

[38] Theodor Adorno, Op. cit., p.88.

[39] in La profession d'astrologue, [La professione di astrologo] Tesi E.H.E.S.S. 1984, direzione di Edgar Morin, p.183.

[40] Daniel Gros, Ibid., p.144.

[41] in La croyance astrologique moderne [La credenza astrologica moderna], p.193. L'argomento ha forse il suo fondo di verità: infatti, seguendo il contesto sociale e il livello di educazione, si può diventare intrattenitore, giornalista, falsario di oroscopi o... sociologo, ma per propagare gli stessi pregiudizi e finalmente ... dire la stessa cosa!

[42] Daniel Gros, Op. cit., p.193.

[43] Sull'editto dell'anno 11 d.C. sotto Augusto, cf. Frederick Cramer, Astrology in roman law and politics [L'astrologia nella legge e nella politica dell'antica Roma], Philadelphia, The American Philosophical Society, 1954, p.248-250.

[44] Frederick Cramer, Ibid., p.248.

[45] Cf. Frederick Cramer, Ibid., p.174 et 279.

[46] Lynn Thorndike, History of magic and experimental science

[Una storia di magia e scienza sperimentale], New York, Columbia University Press, 1923, vol. 2, p.814.

[47] Non si immagina che il baccelliere delle classi scientifiche possa avere la qualifica di matematico, anche se ha alla spalle una dozzina d'anni di algebra e analisi. In compenso il neofita in astrologia ha la tendenza a considerarsi come un astrologo dopo aver percorso alcune opere e assistito a qualche corso. I molti manuali di cucina astrologica si accontentano di sfruttare un numero ristretto di opere originali, tra le quali, in Francia, il Traité d'astrologie rationnelle [Trattato di astrologia razionale] de Dom Néroman (Parigi, Sous Le Ciel, 1943), La condition solaire [La condizione solare] de Jean-Pierre Nicola (Parigi, Éditions Traditionnelles, 1965), Les astres et l'histoire [Gli astri e la storia] di André Barbault (Paris, Pauvert, 1967), Fondements et avenir de l'astrologie [Fondamenti e avvenire dell'astrologia] de Daniel Verney (Paris, Fayard, 1974).

[48] Cf. les quartine 94 et 121, in Quatrains [Quartine], trad. dal persiano da Charles Grolleau, 1902; Parigi, 1001 Nuits [Le mille e una notte], 1995, p.38 et p.47.

[49] Giorgio de Santillana & Hertha von Dechend, la cui opera cerca di circoscrivere in cosa il mito è stato il mezzo d'espressione di un sapere sofisticato, tipicamente astronomico, sottolineano: "Per astrologi, noi non intendiamo quelli che redigono oroscopi per denaro, ma coloro che hanno speculato sul sistema tradizionale del mondo e, qualsiasi cosa ci fosse nell'astronomia, la geografia, la mitologia, e i testi sacri riguardanti le leggi del tempo e del cambiamento, ne fecero uso per costruire un sistema ambizioso". (Giorgio de Santillana & Hertha von Dechend, Hamlet's mill [La fabbrica di Amleto], Boston, David Godine, 1977, p.228).

[50] Alcuni astrologi hanno messo in dubbio, di Tolomeo, il suo essere esperto, senza essersi per contro veramente svincolati dal suo modello, spesso identificandolo con una presunta "tradizione" astrologica.

[50b] Degli Arnauld et Nicole hanno buon gioco nel fustigare l'astrologia attraverso questa concezione primeva del simbolo, che condividono con un certo numero di esperti astrologizzanti: "Dopo che si vede così tanta gente infatuata dalle follie dell'astrologia giudiziaria, & che delle persone di peso trattano questa materia seriamente, non ci si deve stupire più di nulla. C'è una costellazione nel Cielo che a qualcuno piace // chiamare bilancia, e che somiglia a una bilancia così come a un mulino a vento: la bilancia è il simbolo della Giustizia: coloro dunque che saranno nati sotto questa costellazione saranno giusti ed equi. Ci sono altri tre segni nello Zodiaco che si chiamano l'uno Ariete, l'altro Toro, l'altro Capricorno, e che si sarebbero potuti chiamare altrettanto bene Elefante , Coccodrillo e Rinoceronte: L'Ariete, il Toro, e il Capricorno sono animali ruminanti: quindi chi di loro prende medicine, poiché la luna è sotto queste costellazioni, è in pericolo di rimetterle". (Antoine Arnauld et Pierre Nicole, La logique ou L'art de penser [La logica o l'arte di pensare], 5e éd., Paris, Guillaume Desprez, 1683, pp.3-4). È abbastanza buffo ritrovare questa citazione dei logici giansenisti presso certi astronomi anti-astrologi, amatori o professionisti, che apparentemente non hanno saputo leggere la pagina precedente e in cui l'attività scientifica viene anch'essa fustigata: "Non solamente queste scienze [Geometria, Astronomia e Fisica] hanno dei recessi e delle rientranze molto poco utili: ma esse sono tutte inutili, se le si considera in se stesse e per se stesse. Gli uomini non sono nati per impiegare tutto il loro tempo a misurare delle linee, a esaminare i rapporti degli angoli, e considerare i diversi movimenti della materia (Arnauld et Nicole, Ibid., p.2).

[51] In questo senso, l'avversario dell'astrologia ha più fiuto di lui.

[51b] Cf. anche "Pour l'astrologie! Mais laquelle?" [Per l'astrologia! Sì, ma per quale?], http://cura.free.fr/docum/10!guina.html

[52] "Nessuno discute il valore dei calcoli in questione e degli oroscopi così eretti. Ciò che è molto più discutibile, è il commentario (essenziale all'astrologia!) che accompagna l'oroscopo" (Jean-Claude Pecker, "L'astrologie et la science" [L'astrologia e la scienza] in La Recherche 140, 1983, p.121). Non è richiesto a un astronomo, che generalmente non ha formazione in filosofia politica ed ermeneutica, di pronunciarsi su delle questioni di interpretazione. Sarebbe auspicabile in compenso che egli emettesse un avviso tecnico su dei problemi che risalgono, questi sì, alla sua competenza, come quelli relativi all'elaborazione del tema natale. Astronomi e biologi non hanno alcuna competenza specifica in quanto ad astrologia, tanto è vero che essi non si affacciano su una pensilina tecnica, cosa che fino ad oggi hanno sempre evitato di fare.

[53] Eustache Lenoble, Uranie, ou les Tableaux des philosophes (1697) [Urania, o le Tavole dei filosofi], ried. Parigi, Pierre Ribou, 1718, p.246.

[54] L'astrologia sarebbe "la prima dottrina del trauma della nascita" (in Le traumatisme de la naissance [Il traumatismo della nascita], trad. franc. presso ed. Payot, 1928; 1976, p.125).

[55] La maggior parte di questa obiezioni sono esposte da Bouché-Leclercq nel suo Astrologie grecque.

[56] John Addey, Harmonics in astrology [Armoniche in astrologia], Romford, Fowler, 1976.

[57] La strumentalizzazione di Urano e degli asteroidi nell'interpretazione è menzionata da J. T. Hacket nel 1836: "The planet Herschel has been considered by many first-rate astrologers to be powerful in his signification and effects (...) I am very much of opinion that the small planets, Vesta, Juno, Ceres, and Pallas, ought to be noticed, especially as significators of accidents and hurts" [Il pianeta Herschel è stato considerato, da molti astrologi di prima fascia, rilevante per significato ed effetti (...) Sono molto persuaso che i piccoli pianeti Vesta, Giunone, Cerere e Pallade, devono essere considerati, specialmente come marcatori di incidenti e ferite] (in The student's assistant in astrology and astronomy [L'assistente dello studente in astrologia e astronomia], Londra, 1836, p.98; citato in Phenomena, 2.3-4, 1978, p.23).

[58] in Histoire générale de la nature et théorie du ciel [Storia generale della natura e teoria del cielo], 1755; trad. franc. presso ed. Vrin, 1984, p.98.

[59] in Eusèbe Pamphile, La préparation évangélique [La preparazione evangelica], VI 11, Parigi, 1846, vol. 1, p.314.

[60] Alexandre Tinelis, in Le messager céleste [Il messaggero celeste], Parigi, Claude Blageart & Laurent d'Houry, 1681, p.231-232 (cf. anche p.252).

[61] Giovanni Pico della Mirandola, Disputationes adversus astrologiam divinatricem [Discussioni contro l'astrologia divinatrice], 1494; ed. e trad. italiana Eugenio Garin, Firenze, Vallechi, 1946-52, 2 vol. Per un'esposizione delle tesi di Pico così come le repliche di Lucio Bellanti e Giovanni Pontano, cf. Don Cameron Allen (The Star-crossed Renaissance [Il Rinascimento attraversato dalle stelle], Durham (North Carolina), Duke University Press, 1941, p.20-46), Benedetto Soldati (La poesia astrologica nel quattrocento, Firenze, Sansoni, 1906) e Éric Weil (Pic de la Mirandole et la critique de l'astrologie [Pico della Mirandola e la critica dell'astrologia], 1938; Parigi, Vrin, 1986). Thorndike nota che "l'importanza di Pico nella storia del pensiero è stata spesso grossolananamente esagerata (in A history of magic and experimental science [Una storia di magia e scienza sperimentale], New York, Columbia University Press, 1934, vol. 4, p.485).
 
 
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Référence de la page:
Patrice Guinard: Astrologia: Il Manifesto (parte 4)
http://cura.free.fr/cura2/905m-it4.html
traduzione Dario Rizzo
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