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Astrologia: Il Manifesto (parte 3)
di Patrice Guinard
Trad. di Dario Rizzo

 

INDICE
7. La polemica antifatalista
8. Astrofobia scientista
9. La mistificazione delle statistiche
10. Il vaniloquio ideologico e morale
 
 

7. La polemica antifatalista

"Non bisogna credere che tutto arrivi agli uomini da una causa celeste (...)
le cose inferiori cambiano per un destino naturale e mutevole,
benché prendano dal cielo stesso le cause prime di tali cambiamenti,
che quindi le interessano mediante delle conseguenze" (Tolomeo)

Rare sono le forme di conoscenza che, come l'astrologia, devono continuamente fare fronte ai loro detrattori. Ne risulta che delle "difese" sono spesso allegate ai suoi trattati, soprattutto a partire dal Rinascimento. Nel contesto culturale moderno, l'astrologia è deprecata; i suoi principi sono negati; le sue pratiche sono disprezzate. È chiamata a giustificarsi rispetto ai diversi preconcetti, impieghi, credenze ed incredulità istituzionalizzati. Non esiste un manifesto universitario contro la psicanalisi, il voodoo, il materialismo storico o l'immaterialismo di Berkeley: nessun culto, dottrina o pratica è così tanto vilipesa dalle pontificazioni dell' 'intelligentsia' ed annientata dalla sordità scettica dei presunti saggi. L'astrologia sarebbe nuovamente presentita come implicita portatrice di una vera alternativa al pensiero unidimensionale (Herbert Marcuse) ed alla società dello spettacolo (Guy Debord)? In questo caso, spetta agli astrologi prendere coscienza del loro compito, che consiste principalmente nel pensare l'astrologia, anche senza il permesso di ricerca (François Furet), e non nel manipolarla sotto l'egida della venalità, del cinismo e della codardia, generati e preservati dalla mentalità attuale.

La volgarizzazione e il travestimento del discorso astrologico ad opera degli autori di rubriche "oroscopiche", dei fornitori di servizi telematici e dei commercianti di ricette, sostenuti con compiacimento dagli ambienti mediatici ed editoriali, le nuocciono ancor più dell'ostracismo degli ambienti scientifici ed universitari. Gli agenti di diffusione vegliano affinché sulla scena culturale appaia soltanto un surrogato di astrologia. Questa politica di recupero sposa strettamente le necessità del consumo culturale di massa, e incoraggia il discredito e le bocciature a priori di una gran parte degli ambienti intellettuali. Le mostre delle librerie di grande diffusione moltiplicano i prodotti insipidi a scapito dei lavori di qualità. Questa situazione, ancora impensabile venti anni fa, stimola l'attivismo anti-astrologico.

Le obiezioni contro l'astrologia appartengono a quattro serie: le argomentazioni antifataliste, le argomentazioni fisico-astronomiche, le argomentazioni ideologiche, e le argomentazioni tecniche. E l'idiozia astrofoba assume almeno altre tre forme: sociologista, che mette l'ultima parola sulle pratiche commerciali di un mezzo astrologico esteso ai lettori di tarocchi, a veggenti ed indovini di qualsiasi tipo; storicista, che esamina un cadavere al quale non sa dare vita [1], e scientista (forma compatibile con la precedente), che nega ogni verosimiglianza ad una realtà di cui non sa rendere conto.

L'epistemologo d'origine austriaca Paul Feyerabend (1924-1994), riguardo al famoso manifesto anti-astrologico del 1975 [2], nota: "il giudizio dei '186 scienziati eminenti' si sostiene su un'antropologia antidiluviana, sull'ignoranza dei più recenti risultati delle loro discipline (astronomia, biologia, e le loro correlazioni), quanto su un'incapacità di percepire le implicazioni dei risultati che conoscono. Questo mostra fino a quale punto sono pronti ad imporre la loro autorità, anche in settori in cui non hanno alcuna competenza particolare" [3]. L'ideologia scientista, ereditiera del moralismo astrofobo dei teologi cristiani, legifera in nome delle sue certezze e delle sue pratiche. Normale: poiché i suoi preconcetti hanno sostituito i dogmi della chiesa, poiché le sue tecniche hanno invaso i nostri modi di vita, poiché i suoi discorsi si spiegano negli stessi luoghi accademici di quelli dei teologi del passato, e poiché infine oggi non esiste orizzonte spirituale al di fuori della scienza tanto quanto in epoca medioevale non esisteva al di fuori del cristianesimo.

I primi avversari dell'astrologia, greco-romani, poi giudeo-cristiani, eredi dell'argomentazione antifatalista del probabilista Carneade (~214-129), hanno ignorato i lavori astrologici più seri, e si sono accontentati, sul modello di Cicerone, di una polemica letteraria di retroguardia. Come ha osservato l'americano Lynn Thorndike, uno dei rari storici di spessore - e forse il primo - che abbia saputo trattare la storia dell'astrologia, della magia e dell'alchimia con competenza ed una certa compassione: "Solo gli avversari dell'astrologia sono rimasti ignari del Tetrabiblos, insistendo su quest'arte delle critiche che non si applica alla presentazione che Tolomeo ne ha fatto o alle quali ha precisamente risposto". Così, nell'anno 200 circa, Sesto Empirico attacca l'astrologia senza citare il Tetrabiblos, ed alcuni critici cristiani dell'astrologia apparentemente non l'hanno letto". [4]

Tuttavia il trattato tardivo di Tolomeo è la conclusione di un lungo periodo di maturazione. Dopo la diffusione della filosofia presocratica ed il movimento di sistematizzazione da cui sorgono nel IV e III secolo a.C. le quattro scuole cardinali della filosofia greca - l'Accademia di Platone, l'Istituto Universitario di Aristotele, il Giardino di Epicuro ed il Portico di Zenone - si assiste a un'eclissi curiosa della metafisica greca, amplificata nei trattati di storia della filosofia. È precisamente l'epoca (250 a.C. - 150 d.C.) in cui la filosofia astrale, sotto influenza stoica, fiorisce ad Atene e ad Alessandria. Gli storici della filosofia hanno prestato abbastanza poco attenzione al movimento di pensiero, costituito da astrologia, magia, teurgia e filosofia religiosa pagana, che è stato il seguito logico della metafisica greca ed ha immediatamente preceduto l'installazione del cristianesimo.

L'accademico pragmatico Carneade di Cirene ingaggia una polemica - famosa per essere stata ripresa da tutti gli avversari dell'astrologia, a partire dal suo discepolo Clitomaco di Cartagine (~187-110) fino agli enciclopedisti ed agli storici delle superstizioni del XVIII e XIX secolo - contro il fatalismo stoico e contro le teorie astrologiche d'ispirazione babilonese difese da Cleante e poi da Crisippo. Franz Boll nota che le argomentazioni di Carneade sono riprese nel contesto cristiano senza cambiamento considerevole [5] e David Amand sottolinea il carattere settario della polemica: "È sempre lo stesso ritornello che ci viene riservato con una monotonia esasperante; sono le stesse argomentazioni tradizionali, sostenute senza stancarsi. Aggiungiamo che questa polemica, che non si rinnova affatto, non si è neppure adattata seriamente al perfezionamento delle teorie e delle tecniche astrologiche" [6]. Le analisi di Carneade e dello scettico Sesto Empirico [7] si iscrivevano in una critica generale della conoscenza e del dogmatismo filosofico; alla stessa tendenza oggi si associano le opinioni affrettate dei rappresentanti più tristi della conoscenza autorizzata, ed in particolare degli astronomi e biologi moralizzatori, discepoli senza immaginazione dei loro maestri dei secoli scorsi: di un Jean Sylvain Bailly, di un Jean-Baptiste Delambre o anche di Camille Flammarion. [8]

L'argomento antifatalista riguarda una dottrina che sovradetermina contenuto e significati, sopravvaluta l'efficacia delle "influenze" astrali e la capacità dello spirito di valutare le trasformazioni che suscitano, e soprattutto trascura la potenza degli altri fattori di condizionamento, distribuiti da Tolomeo in tre tipi: l'eredità, i fattori tellurici, il contesto socio-culturale [9]. Contiene principalmente le obiezioni sviluppate oralmente da Carneade davanti ai suoi discepoli [10]: destini diversi da individui nati allo stesso momento ed i cui temi indigeni sono quindi simili, morti collettive nel corso di una guerra o di una catastrofe naturale di individui nati a momenti diversi (argomentazione inversa del precedente), rassomiglianza fisica e psicologica di individui nati sotto uno stesso clima e nell'ambito di uno stesso strato culturale [11], e destini diversi tra un individuo e un animale che sarebbero nati allo stesso momento [12]. È probabile che le argomentazioni antifataliste, di cui David Amand attribuisce la paternità a Carneade, si applicavano con precisione alla maggioranza degli scritti astrologici di quell'epoca, fortemente tributari delle fonti greco-egiziane dei due secoli precedenti, vale a dire delle prime opere di letteratura Ermetica nel III sec. a.C., tra cui i Salmeschoiniaka, e il Liber Hermetis Trismegisti segnalato da Thorndike e pubblicato da Gundel [13].

Resta l'obiezione famosa dei gemelli, esposta da Cicerone [14] insieme con le altre argomentazioni di Carneade, e largamente discussa da S.Agostino [15]. L'astrologo pitagorico Publio Nigidio (99-45) fu chiamato Figulus (il vasaio) per aver confutato tale argomentazione comparando la sfera celeste ad un recipiente che gira ad alta velocità, il che giustificherebbe la differenza dei gemelli con la differenza infinitesimale dei momenti delle loro nascite. Ora, non è sicuro che alcuni minuti che separano l'uscita del ventre materno di due "veri gemelli" (identici) siano astrologicamente significativi. Di conseguenza sembra che la diversità spesso osservata al livello del carattere, del comportamento e soprattutto della scrittura possa interpretarsi con la loro condivisione delle tendenze dello stesso tema. Infatti: se è vero che i gemelli formano un'entità a due, l'argomentazione si ritorce non contro l'astrologia, ma contro la concezione comune di una determinazione stretta dell'individuo con le sole influenze combinate dell'eredità e del contesto socio-familiare, che, in questo caso, sono generalmente identiche. A meno che "il libero arbitrio", mescolato ad una forte quantità di "casualità", decida, ad esempio, la scrittura...

La prima astrologia mesopotamica immerge le sue radici nell'antica cosmogonia sumerica: non è né fatalista, né causalista, ma fondata sulla corrispondenza tra la cima ed il fondo, il celeste e terrestre, cioè tra Anu (etimologicamente l'in-alto), il dio creatore, senza funzione particolare, ed Ea (etimologicamente signore del fondo), dio della conoscenza e civilizzatore della razza umana. La loro relazione era diretta da Enlil (etimologicamente signore-atmosfera), il padrone dei destini, regista dello spazio tra il cielo e la terra. Questa terna ontologica non implicava alcuna azione del divino sull'umano, né alcuna relazione di causa effetto (come nella concezione aristotelica), ma un'armonizzazione di cui Enlil aveva il compito, ma soltanto Ea, protettore degli esorcisti, aveva la capacità di trasformare.

Nel primo testo "astrologico" conosciuto, la serie Enûma Anu Enlil [16], compilato prima del XV secolo a.C., il fenomeno astronomico è un avvertimento, un segnale da interpretare. La raccolta riunisce 70 tavole di presagi [17], ciascuno enunciandosi sotto forma di una doppia proposta: la protasi (che segna una condizione e descrive un evento, una situazione o uno stato di fatto astronomico) e l'apodosi (che segna una conseguenza e suggerisce un'interpretazione). Come nota De Wynghene: "Letteralmente, occorrerebbe tradurre con due idee principali: 'Tale fenomeno è stato osservato: (dunque) tale evento ha o avrà luogo.' " [18]

Questa forma sintattica si trova nella maggioranza dei trattati divinatori e "scientifici", compresi i "codici di legge", fra cui il famoso codice Hammurabi (la protasi che enuncia l'offesa, e l'apodosi la punizione). Si può leggere in un manuale babilonese: "i segni celesti, come quelli che appaiono su terra, ci danno indizi." [19]. L'enunciato interpretativo è anzitutto una constatazione, quella dell'esperienza accumulata da generazioni di esperti e di osservatori. In seconda battuta è una legge ed un imperativo, ai quali la comunità ed il sovrano stesso dovevano sottoporsi. È soprattutto una possibilità che riserva agli esperti un margine di manovra nella sua applicazione e nella sua interpretazione.

L' astrologo dell'epoca, il tupshar Enûma Anu Enlil, era una sorta di magistrato al servizio di Enlil, incaricato di interpretare i decreti divini. Non credeva in un'influenza rigorosa delle stelle. Del resto Anu è un dio misterioso, insondabile, poco accessibile. Inoltre l'astrologo-astronomo era coadiuvato da un medico-guaritore alle dipendenze di Ea, la cui funzione era di avviare procedure di esorcismo, suscettibili di attenuare il rigore del destino. Un millennio e mezzo prima della polemica di Carneade, la prima astrologia Akkadiana era già ben lungi dal rivestire il carattere fatalista attribuito alle dottrine astrologiche a venire.
 

8. Astrofobia scientista

"Appena ci si cala nel punto di vista dell'astrologo, l'astrologia è inattaccabile. (...)
Si può rifiutarla con una critica esterna, non si può distruggerla con una critica immanente.
È una metafisica tanto coerente quanto quella dell'aristotelismo." (Éric Weil, 1938)

Le argomentazioni fisico-astronomiche sono state esaminate soltanto abbastanza tardi nella polemica anti-astrologica. Mai, del resto, sono state decisive, benché alcuni scienziati erroneamente possano ancora crederlo e lasciarlo intendere. Proclamare che l'astronomo, in virtù delle sue competenze, sarebbe "in buona posizione" per giudicare la pertinenza del cammino astrologico, è un'impostura. Del resto gli astronomi assorbiti da una vera ricerca hanno ben di meglio da fare che mettersi a confutare l'astrologia. Come nota Feyerabend, gli scienziati "considerano che vada da sé che un astronomo, e non un astrologo, debba essere interrogato sul buon fondamento dell'astrologia (...) Ignoranti e vanitosi, sono autorizzati a condannare modi di vedere di cui hanno soltanto l'idea più confusa, con argomentazioni che non tollererebbero nemmeno un secondo che venissero fatte nel loro campo d'indagine." [20]. Anche se l'astrologia si appoggia all'astronomia, richiede altre conoscenze, un altro approccio verso il reale ed un processo conoscitivo estraneo ai metodi delle scienze fisiche. Insomma è ereditiera di un'altra logica [21]. Non è del resto nella veste di scienziati che alcuni astronomi si sollevano contro l'astrologia, ma come ideologi e rappresentanti pontificanti dell'istituzione scientifica. [21B]

L' eliocentrismo non impedisce lo studio delle incidenze planetarie relativamente a riferimenti topo- e geo-centrici. Contrariamente a ciò che affermano perentoriamente Bouché-Leclercq, Cumont e Wedel [22], la "rivoluzione copernicana" non ha contribuito a screditare l'astrologia, ancora difesa dalla maggior parte degli astronomi, fisici e medici tra il 1550 e il 1650 [23]. Bernard Capp mostra come questo periodo segni precisamente l'apogeo dell'astrologia inglese [24]. Gli ambienti scientifici di questo primo secolo copernicano restano molto attaccati al principio d'armonia cosmica ed alle sue conseguenze astrologiche: occorrerà attendere più da un secolo dalla pubblicazione, nel 1543, del De revolutionibus orbium coelestium di Copernico perché si precisi la nozione d'universo e perché si perdano il senso e le sfide di quella di cosmo.

Sono precisamente i primi astrologi-astronomi post-copernicani che sostengono l'astronomia nuova: come nota Thorndike, la teoria copernicana è stata enunciata in un ambiente astrologico, ed è una falsificazione della storia delle scienze quella di provare a sradicare le tracce di questo fatto che ha impregnato gli spiriti dell'epoca [25]. Due astrologi-astronomi tedeschi, nati mezzo secolo prima di Keplero, furono i portavoce e i difensori più feroci della teoria copernicana. Georg Joachim von Lauchen (1514-1576) [26], latinizzato col nome di Rheticus, si reca in Polonia nel 1539 per lavorare con Copernico, pubblica a Danzica nel 1540 la sua Narratio prima che difende simultaneamente l'eliocentrismo e l'astrologia, ed induce il suo collega più grande a pubblicare il suo trattato. Erasmus Reinhold (1511-1553) pubblica nel 1542 una prefazione ad un trattato d'astronomia che si mostra favorevole all'astrologia, e nel 1551 le prime effemeridi copernicane, le famose Tavole Pruteniche. Nonostante i lavori di Thorndike, spesso citato e probabilmente poco o male letto, si continua a dichiarare che gli astrologi e/o l'astrologia avrebbero rallentato il successo dell'eliocentrismo negli ambienti scientifici [27].

Nell'insieme, l'ambiente astrologico inglese sostiene Copernico, sul modello di Thomas Digges (~1545-1595) o del famoso John Dee (1527-1608): "durante il primo quarto del diciassettesimo secolo, gli astrologi inglesi erano gli stessi uomini, con alcune eccezioni, impegnati nel successo della rivoluzione astronomica." [28]. Mary Bowden aggiunge che nel XVI secolo, gli oppositori dell'astrologia non erano gli astronomi, ma dei sacerdoti puritani [29].

L'argomentazione della precessione degli equinozi appare già in Origene. L'astrologo Firmin de Belleval (XIV secolo) ne tiene conto. È in seguito utilizzato contro l'astrologia da Nicole Oresme nel suo Contra divinatores horoscopios (1370), da parte del teologo Jean Gerson, da parte di Giovanni Pico della Mirandola e da parte di altri, prima di diventare il piatto forte della sofistica scientista. La maggioranza degli astrologi, dopo la decisione di fissare l'inizio dello zodiaco in corrispondenza del punto vernale, da parte di Ipparco di Nicea (190-120 B.C.), e soprattutto dopo Tolomeo, tre secoli più tardi, fa riferimento ad uno zodiaco tropico, fondato sulla divisione in tre segni tropici di ciascuno dei quattro quadranti delimitati dalle intersezioni dell'eclittica e dell'Equatore celeste. Tuttavia alcuni oscurantisti continuano ad invocare l'influenza delle costellazioni e l'argomentazione secondo la quale il significato simbolico del segno sarebbe legato a quando la costellazione per la prima volta è stata circoscritta e nominata. Ignorano che l'essenziale del contenuto semantico dei segni è stato elaborato soltanto abbastanza tardi, negli ambienti ermetisti greco-egiziani dei primi secoli prima dell'era cristiana, un'epoca, precisamente, in cui segni e costellazioni coincidevano.

I segni astrologici non hanno oggi più relazioni con le costellazioni siderali, che restano raggruppamenti aleatori di stelle dai dubbi confini. Un abisso separa la costellazione dello Scorpione che conta una quindicina di stelle di dimensione 1, 2 o 3 (forte luminosità), tra cui Antarès, Shaula, Akrab e Deschubba, e la costellazione del Cancro che ne non conta alcuna. Come avvicinare la stella principale al toro, Aldebaran, distante di una sessantina di anni-luce dalla Terra, e la nebulosa del granchio, della stessa costellazione, che si situa a oltre 6000 anni-luce? Le frontiere delle costellazioni zodiacali ed extra-zodiacali sono convenzionali: variano nel tempo e secondo le culture, non formano un'entità omogenea, contrariamente al sistema solare, ed esistono dunque soltanto per un effetto di prospettiva.

Nessuna costellazione stellare vale esattamente 30 gradi. Quindi uno zodiaco detto "siderale" di 12 costellazioni uguali, il cui principio è copiato su quello dello zodiaco tropico (dodici settori di dimensione uguale), non ha senso. Né logico, né fisico, non si accorda anche alla percezione immediata della banda stellare. Uno zodiaco strettamente stellare ammetterebbe in compenso 13 costellazioni (con Ophiucus, "Serpentario", attraversato dal sole approssimativamente tra il 29 novembre ed il 17 dicembre), o 14 o più. Ci sono tanti di questi zodiaci siderali quanti punti di vista soggettivi e convenzioni ratificate.

Géminos di Rodi (I secolo B.C.), discepolo dell'astro-filosofo siriano Posidonio di Apamea, ed autore del più vecchio trattato completo d'astronomia conservato finora, sottolinea, in un'epoca in cui tuttavia segni e costellazioni si confondevano, che le stelle fungono soltanto da riferimenti, da marcatori temporali, e non da agenti influenti [30]. Quest'utilizzo delle stelle e delle costellazioni da parte degli antichi come riferimento visivo non implica che abbiano sviluppato a partire da questo un'ermeneutica astrologica. È questo controsenso che fuorvia gli astrologi detti sideralisti.

La teoria delle ere precessionali applicata all'astrologia mondiale è posteriore alla teoria araba delle "Grandi congiunzioni": è stata esplicitamente formulata all'epoca della rivoluzione francese dallo storico delle religioni Charles-François Dupuis (1742-1809) [31].

L'ayanamsa, cioè il divario angolare tra l'inizio degli zodiaci tropico e siderale, ha ricevuto una decina di attribuzioni di valori presso gli astrologi sideralisti indù, ed esistono infiniti modi di delimitare le costellazioni, ammesso di mettersi d'accordo sul loro numero. In occidente, l'inizio dell'Era dell'Aquario [32] varia secondo gli astrologi e i ciclologi: dal 1726 (Delaulnaye) fino al 2813 (Robert Hand), passando per 1792 (Jean Hiéroz), 1844 (David Williams), 1897 (Helena Blavatsky), 1922 (Hans Künkel), 1962 (Christian-Heinrich Meier-Parm), 1997 o 2143 (Carl Jung), 2059 (Dane Rudhyar), 2137 (Daniel Ruzo), 2160 (Paul Cour), 2369 (Cyril Fagan)... [33]

Le scuole "sideraliste" aumentano inutilmente il disordine nell'ambito dell'astrologia e sono anche le più esposte alle argomentazioni insidiose degli scientisti, per i quali esse scuole sono uno spunto irrinunciabile. Si noterà anche la contraddizione degli esperti che utilizzano simultaneamente lo zodiaco tropico per l'analisi dei temi natali e la suddetta "Era dell'Aquario" per quella delle manifestazioni storiche e culturali, come se non fossero gli stessi operatori che disciplinano i fenomeni individuali e collettivi [34].

Indugiamo ancora sulla pseudo-astrologia sideralista, non perché i suoi rappresentanti occupino un posto significativo fra i astrologi, ma perché sono gli interlocutori privilegiati - e l'obiettivo facile - dell'anti-astrologia scientista. La loro principale argomentazione riguarda la supposta anteriorità storica di un presunto zodiaco sideralista. Si basa generalmente sull'inizio della quinta tavoletta del racconto cosmogonico Enûma Elish [35] concepito nel II millennio a.C. e di cui si possiede una versione babilonese che risale al 1200 a.C. ca.: "Egli [Marduk] determinò l'anno, ne disegnò i limiti [e], per ciascuno dei dodici mesi, realizzò tre stelle." [36]. Questo passaggio stabilisce soltanto l'associazione di 3 stelle a ciascuno dei 12 mesi dell'anno, nulla più. I sideralisti ne deducono che sarebbe esistito a quest'epoca uno zodiaco, diviso in decani e fondato sulle costellazioni siderali! Ma si tratta qui soltanto di un riferimento di calendario riguardante il sorgere delle stelle nelle 36 decadi di 10 giorni (poi assimilate ai "decani" dell'astrologia greco-egiziana) nel corso dell'anno civile. Documenti simili, i "calendari diagonali", sono stati trovati in tombe egiziane del Medio Regno. I più vecchi risalirebbero all'inizio del XXI secolo a.C [37]. Neugebauer ha dimostrato che queste costellazioni appartengono ad una cintura meridionale quasi parallela all'eclittica [38].

Si possono trovare elenchi simili, con 36 costellazioni attribuite ai 12 mesi dell'anno in scaffali assiri che datano XII e XI sec., gli "astrolabi" tabulari e circolari [39], e nella famosa raccolta astronomica Mul Apin ("la costellazione dell'Aratro") [40]. Queste costellazioni sono situate sull'orizzonte (al punto d'osservazione del loro sorgere e tramontare) e distribuite in 3 zone (o "vie del cielo") secondo la loro declinazione: la zona di Anu (cintura di circa 15° da ambo le parti dell'Equatore), la zona di Enlil (declinazioni settentrionali al di sopra dei 15°) e la zona di Ea (declinazioni meridionali al di sotto dei 15°).

Tali costellazioni, imperfettamente distribuite qui secondo il piano equatoriale, sono dei marcatori stellari [41]. La questione di uno zodiaco, tropico o "siderale", come quella del significato astrologico delle sue varie fasi, non si pone, perché in quell'epoca non esiste uno zodiaco, ma un sistema annuale d'individuazione equatoriale delle costellazioni. Queste ultime del resto non hanno ancora acquisito la loro connotazione simbolica: sono semplici designazioni formali: il Re, il Cavallo, il Serpente, il Cane Pazzo, lo Scorpione...

Un elenco più tardivo (citato nel trattato Mul Apin), che contiene 17 costellazioni percorse dalla Luna (di cui alcune si situano al di là della cintura dell'eclittica a causa dell'inclinazione dell'orbita lunare), attesta di una fase pre-zodiacale. Si conosce inoltre un elenco d'epoca posteriore, neo-assira [42], che non comprende soltanto 14 costellazioni. La suddivisione zodiacale in 12 segni uguali, non ancora quella simbolica, si attesta soltanto all'inizio del V secolo a.C. e sarebbe l'invenzione di astronomi babilonesi [43]. Deriva da una selezione a partire dal corpus delle vecchie costellazioni e comincia - viene collocata - a partire da una stella fissa, situata a 10° dell'Ariete in ciò che è stato chiamato il sistema A, e poi a 8° dello stesso segno nel sistema B. Questa differenza, dovuta alla precessione degli equinozi che i babilonesi probabilmente ignoravano, è il risultato di un riaggiustamento delle osservazioni. Neugebauer ha dimostrato che la presunta scoperta della precessione ad opera del caldeo Kidinnu nel 315 a.C. o 379 a.C. [44] era fondata su un errore di lettura [45].

Le teorie del astrologo d'origine irlandese Cyril Fagan (1896-1970), fondatore ed ispiratore dell'astrologia sideralista occidentale, sono in parte fondate su questo errore di Schnabel [46]. Nella sua pratica, Fagan evita di utilizzare i significati zodiacali dei segni: si riferisce prudentemente ai soli aspetti e angolarità planetari. È infatti un'aberrazione fare di una bilancia una vergine o di un ariete un pesci, poiché l'interpretazione attuale del materiale zodiacale (cioè i significati caricati di storia astrologica) si è elaborata nell'ambito di un'"astrologia tropica". La anteriorità di uno zodiaco sideralista è un'ipotesi finora inverosimile, come lo è l'esistenza di uno zodiaco "siderale" indù che avrebbe preceduto di un intero millennio la messa in atto dello zodiaco babilonese! I primi testi in sanscrito che attestano l'esistenza di un'astrologia indù datano i primi secoli d.C. e sono di ispirazione greca [47].

Inoltre l'esistenza di uno zodiaco sideralista presuppone che i corpi celesti emettano un certo influsso, sotto forma d'irradiazione o di una radiazione, idea su cui si appigliano gli scientisti, che mettono in evidenza la distanza dei pianeti e delle stelle, incompatibile con questa supposta "azione a distanza" [48], o anche dell'impossibilità per la materia inerte di influire sulla materia vivente. Queste argomentazioni, che dipendono da pregiudizi sull'esistenza di un "influsso" astrale, trascurano la possibilità di un'integrazione nervosa dei fenomeni ciclici, studiata dalla psicologia sperimentale ed in particolare dalla riflessologia russa [49]. È a causa di quest'ignoranza che alcuni oscurantisti credono di argomentare contro l'astrologia utilizzando un doppio sofismo: se l'influenza dipende dalla distanza e dalla gravitazione, allora molti oggetti terrestri massicci avrebbero più importanza dei pianeti del sistema solare; se in compenso ne non dipende, allora occorrerebbe tenere conto dei miliardi di stelle dell'universo [50].

Resta l'argomentazione materialista secondo la quale i segni zodiacali, le case e gli aspetti planetari sarebbero elementi "immaginari" poiché non appaiono come dimensioni fisiche tangibili. Pico della Mirandola sottolinea che non esiste alcuna giustificazione fisica alle divisioni tecniche dell'astrologia: i segni zodiacali ad esempio sarebbero soltanto semplici divisioni aritmetiche. Da qui il suo rifiuto dell'importanza attribuita dall'astrologo al posto - semplice concetto geometrico senza realtà fisica - occupato da un pianeta ad un momento dato (in segno, in casa, in domicilio o in aspetto) [51]. Ciò ritorna a sopravvalutare il riferimento "energetico" a scapito delle differenziazioni strutturali, spaziali e temporali della Matrice astrale.

Se la luce dovesse essere presa in considerazione come la sola qualità tangibile suscettibile di dare credito all'efficienza degli operatori astrologici, come afferma Pico del Mirandola e dopo di lui Keplero [52], ciò non implicherebbe che i pianeti siano i soli operatori influenti: poiché cosa è un segno, una casa, o un aspetto, se non una variazione di luminosità, una modalità strutturale, spaziale o temporale delle energie planetarie? È ciò che i astrologi minimalisti non sono in grado di comprendere.

La coscienza astrologica si traduce con un assenso verso la realtà delle qualità psichiche, considerate, differenziate e strutturate in virtù dell'integrazione dell'organismo con il suo ambiente geo-solare, e riconosciute come strumento di comprensione dei fenomeni psicologici e culturali, individuali e collettivi. Importa poco che questo assenso sia ammesso a priori, che sia forgiato alla prova del reale, che si rafforzi con l'esperienza e nella pratica dei temi natali, che sia sostenuto da una "spiegazione causale", o che emerga da una giustificazione teorica, purché dia origine a un organo specifico di comprensione del reale, che possiede la sua logica propria, pluralistica e non identitaria.

L'astrologia è una concezione del reale circoscritta da una doppia esigenza, razionale e spirituale. Si spiega in questa via di mezzo, tra la presa in considerazione dei dati astronomici e la convinzione di un'armonizzazione della psiche con il suo ambiente astrale immediato. È per questo che non è stata mai "confutata" dalla scienza. L'astrologia viene combattuta, non perché sarebbe un falso sapere o una cattiva metafisica - le società moderne e le loro istituzioni ne abbondano - ma precisamente perché è la sola metafisica viva capace di dissolvere l'unilateralità della coscienza moderna e di ordinare la molteplicità caotica delle sue conoscenze.
 
 

9. La mistificazione delle statistiche

"La critica dell'astrologia sul tema della sua impossibilità si basa su ragioni inutili e frivole." (Claudio Tolomeo)

L'astrologia non deve essere "dimostrata" perché non ha alcun bisogno di giustificazione esterna per esistere, e da millenni, ma soprattutto perché i metodi attuati a questo scopo sono proprio in contraddizione con la sua natura. Significativo a tale proposito è lo sviluppo delle ricerche statistiche dall'inizio di questo secolo [53], inizialmente in Francia ed in Germania, più recentemente in Inghilterra e negli Stati Uniti. Ci si può interrogare sul loro interesse per l'astrologia e sulla pertinenza dei loro "risultati", dai lavori sommari di Paul Choisnard (1901) e di Henri Selva, del tedesco Herbert von Klöckler (1927), dello svizzero Karl Krafft (1939) o di Léon Lasson [54] fino a quelli, più sofisticati, dell'americano Donald Bradley (1950), di Michel Gauquelin (1955), dell'inglese John Addey (1976) e dei loro emulatori francesi, tedeschi ed anglosassoni. [55].

La statistica utilizza una doppia serie: da un lato un materiale astrologico da provare, costituito da fattori isolati dal loro contesto astrologico (cioè dal loro montaggio nell'ambito del tema natale), dall'altra parte una griglia contingente di qualità psicologiche, di "tratti caratteriali" o di occupazioni socio-professionali. Il risultato è ciò che lo statistico dell'astrologia chiama "fatto" statistico. I tagli artificiali introdotti dalla griglia statistica non ricalcano quelli prodotti dall'azione degli operatori astrologici. Inoltre, la relazione binaria, bigettiva, che dovrebbe fare corrispondere la serie di fattori astrologici alla griglia empirica, scaturisce da un metodo dualista in contraddizione assoluta con la logica plurale dell'astrologia.

Deriva da questa regolazione difettosa dei metodi statistici alla realtà astrologica, ed in particolare dalla sua incapacità di valutare l'insieme del tema, un livellamento del simbolismo astrologico ed una decomposizione delle sue strutture operanti in dualismi obsoleti. Inoltre il trattamento di campioni necessariamente importanti può soltanto infangare l'incidenza astrale nel disordine entropico proprio del quantitativo e degli effetti di massa. Tentare di "dimostrare" l'astrologia con le statistiche dipende semplicemente dalla mistificazione [56].

È illusorio cercare di provare una proposizione quale "l'Ariete è impulsivo e collerico" perché non esiste alcun Ariete. Il tema natale è un implesso di tendenze disparate. L'Ariete puro è soltanto un'immagine, una metafora, un simbolo, che l'astrologia utilizza come tale. La proposizione stessa è una metafora: è soltanto relativa ad altre proposizioni del tipo: "il Toro è perseverante" o "il Gemelli è convincente". Non vi è enunciato astrologico che non sia relativo ad altri enunciati comparabili, poiché la questione non riguarda l'interpretazione che sancisce l'impulsività dell'Ariete, ma l'esistenza di una qualità Ariete che si differenzia simultaneamente da una qualità Toro e da una qualità Gemelli ecc. ... e da una qualità Pesci, cioè che è definita in termini d'impulsività e d'aggressività soltanto relativamente ad undici altre attribuzioni qualitative.

L'astro-statistica non osserva la differenza tra un fatto ed un simbolo; isola arbitrariamente elementi dal loro contesto e rende binaria una concezione del reale essenzialmente matriciale. In astrologia, ci sono soltanto strutture differenziatrici, anche se il suo discorso, tributario della linearità della lingua, può svilupparsi soltanto sotto forma di proposte indicative e di relazioni di simboli, che illustrano le strutture operanti. Le sue descrizioni sono in un certo qual modo soltanto una documentazione che permette di riconoscere e comprendere la realtà astrale. In altre parole, l'astrologo non può interrogarsi sulla "verificabilità" delle sue proposte, ma può farlo sull'affidabilità delle strutture matriciali e sulla pertinenza del modello che utilizza.

I "risultati" dei primi lavori di Michel Gauquelin non fanno che illustrare in modo impuro e parziale ciò che l'astrologo sa già, senza peraltro apportare nulla in più. Come potrebbe, del resto, essere altrimenti? Se la "curva Gauquelin" è applicata soltanto a quattro o cinque pianeti, non è perché essi eserciterebbero un'"influenza" che fa difetto agli altri, ma piuttosto perché il metodo è inadeguato all'oggetto nel suo insieme [57].

Il concetto di "categoria professionale" è confuso: la consacrazione sociale non può essere considerata come il solo criterio di riferimento di una tendenza potenziale. D'altra parte: chi è musicista? Il compositore, l'interprete o il melomane? Una categoria socio-professionale può coprire tendenze disparate: un cardinale ed un curato di campagna, benché appartengano alla categoria dei sacerdoti, sono spesso animati da disposizioni psichiche e motivazioni diverse. Inoltre, la "scelta" di una professione dipende da numerosi fattori extra-astrologici, che siano ereditari, familiari, o relativi alle circostanze dell'esistenza ed alle costrizioni della vita sociale [58].

La messa in evidenza di "caratteristiche psicologiche" è altrettanto dubbia: come determinare che un individuo è estroverso o introverso, timido o audace, egoista o altruista, simpatico, cortese, perseverante... se non attraverso un metodo artificiale molto arretrato rispetto alle esigenze della psicologia sperimentale? [59]. L'astro-statistica utilizza questionari, presunti circoscrivere la personalità: una componente caratteriale è definita da una percentuale di risposte positive a un certo numero di domande empiriche. Tecniche complicate di trattamento e d'analisi partoriscono delle interpretazioni semplicistiche e dei risultati illusori. Questo procedimento grezzo maschera una carenza di riflessione, quando non una vacuità di pensiero. L'astro-statistica resta prigioniera di una psicologia delle "buone donne".

La sua recente proliferazione e la sua possibile introduzione nei dipartimenti universitari rischiano di allineare l'astrologia sul paradigma tecnico-scientista attuale, e snaturarla senza trasfigurarla. Keplero, che ha difeso una concezione sperimentale dell'astrologia, e comunque la si pensi sul suo modello minimalista, aveva d'altra parte una visione matriciale del reale, astronomico in particolare (armonia cosmica, euritmia delle sfere planetarie, organizzazione ponderata degli aspetti, coerenza strutturale...), che sembra completamente estranea a quella degli sperimentatori attuali. L'astrologia ha bisogno di un linguaggio e di uno spazio, non di "conferme", ha bisogno di concetti, non di "fatti".

La statistica, indipendentemente dal suo grado di "scientificità", non può avere la funzione di giudicare la validità o no di una disciplina: l'astro-statistica si arroga delle libertà che non sono tollerate in alcun altro settore. Siamo nel caso di un ramo dubbio dell'edificio scientifico che legifera su una disciplina, l'astrologia, in nome di un'altro ramo della conoscenza, la "scienza" nell'insieme, le cui presupposizioni non sono state mai dimostrate, né formulate, e di cui è stato anche dimostrato che potevano difficilmente esserlo. In altre parole siamo nello schieramento ideologico e scientista.

L'astro-statistica, che si serve dei vestiti della scienza, incolla le sue griglie dualiste e le sue estrapolazioni incerte su una conoscenza che paradossalmente ha l'effetto di sensibilizzare lo spirito alle distinzioni non dualiste. È una caricatura di ogni scienza psicologica che si rispetti. Gli astro-statistici, operando laboriosamente per la deliquescenza dell'astrologia, appaiono come una nuova genìa di suoi parassiti. L'osservazione del matematico e filosofo inglese Alfred Whitehead sembra essere applicata al loro caso, più che a qualsiasi altra categoria: "Gli oscurantisti di qualsiasi generazione sono in generale costituiti dalla maggior parte dei praticanti del metodo dominante. Oggi, sono i metodi scientifici a dominare e gli uomini di scienza gli oscurantisti." [60]
 
 

10. Il vaniloquio ideologico e morale

"Non crediamo più ad un dio che ha sbarrato il cammino al sole sopra Ajalon.
Non crediamo più agli angeli ed ai demoni dei pianeti.
Non crediamo alle "leggi" che i razionalisti vogliono calcolare per noi.
Non crediamo oggi che a qualità incomprensibili, ma che esistono."
(Will Erich Peuckert: L'astrologia)

Le principali argomentazioni del perenne atto d'accusa contro l'astrologia, dai greci scettici fino ai razionalisti e materialisti contemporanei, non sono analizzate qui per "giustificare" la visione astrologica di fronte ai suoi detrattori, ma per tentare di comprendere le più plausibili ragioni dietro il suo rifiuto, ragioni che appaiono chiaramente nel ricorso alla morale, sia essa d'ispirazione filosofica, religiosa o ideologica. Su questo terreno si incontrano lo scetticismo filosofico di un Carneade, di un Panezio, di un Cicerone o di un Sesto Empirico, il moralismo cristiano di un Agostino, di un Gregorio di Nissa, di un Savonarola o di Calvino, l'umanesimo individualista di un Petrarca o di un Pico della Mirandola, il razionalismo ideologico di un Mersenne, di un Gassendi, di un Bayle o di un Voltaire, ed il materialismo moderno.

Mentre il buddismo e l'induismo si adattano all'astrologia, questa non ha mai fatto "buon sangue" con il monoteismo giudeo-cristiano-musulmano e con la sua idea di trascendenza di un dio unico e rivelato. Il giudaismo, in lotta contro il politeismo proto-astrologico [61] onnipresente nel II millennio nel bacino mediterraneo, ha sancito la rottura dell'uomo con il suo ambiente naturale: è ciò che esso chiama l'Alleanza. L'Ordine naturale ed universale, immanente al mondo, comune a tutti e particolareggiato in ciascuno, antenato del Logos eracliteo, è stato sostituito dalla Legge di Mosé con i suoi Comandamenti. Come Nietzsche sottolinea nell'Anticristo ed altrove, con questa sostituzione, la religione, la morale e la storia sono state snaturate [62]. Le invettive e minacce del profeta Isaia non salvano gli astrologi: "Coloro che suddividono in compartimenti i cieli, leggono nelle stelle e fanno conoscere ad ogni nuova luna ciò che deve accadere (...) saranno come paglia, un fuoco li brucerà." [63]. Uno stesso stato d'animo ispira la cautela del compilatore del Deuteronomio: "Non devi alzare gli occhi verso il cielo, osservare il sole, la luna e le stelle, tutto l'esercito dei cieli, e lasciarti trascinare a prostrarti dinanzi a loro e a servirli." [64]

Otto secoli più tardi, in un'epoca in cui l'astrologia, mescolata allo stoicismo, appare come la concezione metafisica preponderante nel bacino mediterraneo, Paolo, il fondatore del cristianesimo, invita i suoi ascoltatori ad abbandonare le loro pratiche "idolatriche": "Voi osservate religiosamente i giorni, i mesi, le stagioni, gli anni! Mi avete fatto temere di aver lavorato per voi solo a vuoto!" [65]. Il paolinismo richiede, per stimolare la fede cristiana dei suoi territori, una condanna radicale del paganesimo mitologico e filosofico, dei culti politeisti e dell'astrologia: "Fate attenzione che nulla vi faccia cadere nella trappola della filosofia, questo vuoto inganno nel segno della tradizione degli uomini, delle forze che disciplinano l'universo e non del Cristo." [66]. Il predicatore invita i suoi ascoltatori a liberarsi dalle "potenze" e dagli "elementi del mondo" [67], dagli dei terrestri e celesti, dall'animale egiziano e dal pianeta babilonese.

Il sofista e scettico Favorino di Arles (~85-160), "comare erudita" ed "illustre mediocrità" [68], intende dimostrare l'inutilità della previsione "caldea": "Predicono che si verificheranno o una fortuna o una disgrazia. Se predicono felicità e si sbagliano, diventerai infelice ad aspettare invano; se predicono la disgrazia e mentono, sarai infelice a temere invano; se al contrario la loro risposta è vera e non corrisponde alle tue speranze tu sarai già infelice con il pensiero prima di esserlo con il destino. Se promettono del successo e che questo verrà ci saranno allora due inconvenienti: non solo ti stancherai ad aspettare appeso alla speranza, ma la speranza avrà fatto di conseguenza sfiorire il frutto futuro dalla gioia." [69]. L'ignoranza della natura dell'astrologia conduce il logico Karl Popper a sostenere ancora un ragionamento simile: se il nostro destino può essere predetto dalla conoscenza astrologica, come potrebbe quest'ultima aiutare a sfuggirvi? [70] Risucchiato dal motivetto carneadiano secondo il quale l'astrologia eliminerebbe la libertà e trasformerebbe l'uomo in un burattino alle mani del destino.

I teologi cristiani si apprestano ad impossessarsi di quest'idea, a regolarla alla presunta liberazione di Paolo e trasporla in dogma: quello del libero arbitrio. Origene, il maggiore di Plotino [71], pur ammettendo una certa influenza delle stelle sulla formazione del carattere, sviluppa la distinzione tra le stelle-segno annunciatori e le stelle-causa efficienti [72], e denuncia l'atteggiamento fatalista dei compilatori di oroscopi in nome del sentimento di libertà della coscienza [73].

L'accettazione della stella come "segno" di un fattuale, di un effettivo o di un esistenziale, inizialmente da parte dei Padri della Chiesa [74], quindi da parte dei teologi del cristianesimo fino al XVII sec., avrà per conseguenza di relegare la concezione e le pratiche astrologiche nel campo del divinatorio, sia esso augurale, congetturale, profetico o di previsione, di privare l'impressione astrale (cioè il segno dell'impregnazione psichica da parte degli operatori astrali) della sua potenza virtuale, e compromettere la possibilità di una comprensione globale delle manifestazioni individuali e collettive. Questa politica sarà riportata avanti dai loro successori razionalisti.

Gli avversari dell'astrologia, a cominciare da Pico della Mirandola, non hanno cessato di mantenere la confusione tra astrologia ed astromanzia [75]. Gli astrologi hanno accettato la sfida per mantenere il loro ascendente sul potere politico da cui erano finanziariamente dipendenti. L'astrologia, la cui credibilità è stata corrosa in questo gioco di raggiri, continua a pagare per cinque secoli d'eccesso e di audacia divinatori. Nel XVII secolo, Pierre Gassendi punzecchia Jean-Baptiste Morin affinché gli predica qualche evento tangibile e verificabile: "l'importanza sarebbe di annunciare in modo definito un evento che era a venire, e la cui causa non era affatto evidente (...) predite dunque almeno una volta nella vostra vita qualche altro evento degno di nota." [76]. L'astro-statista scettico Geoffrey Dean cerca di mantenere l'astrologia sullo stesso binario cieco [77]. A tal fine egli organizza concorsi grotteschi nei quali i concorrenti sono incitati a dimostrare l'astrologia a partire da criteri positivisti, che si presume debbano ratificarla. Afferma ingenuamente la sua invalidità in ragione dei risultati negativi ottenuti, cioè dell'impossibilità di produrre previsioni statisticamente significative [78]. Il sismologo è realmente in grado di prevedere un tremito di terra, il meteorologo un'intemperia? Il discorso statistico, più di quanto non avvenga in qualsiasi altra attività scientifica, ha bisogno di uno strumento collaterale - di un giocattolo - per pensare. Non è detto che il risultato effettivo sia qualcosa di richiesto. Anche se la misura non sfocia in nulla di particolarmente significativo, né a livello semantico, né a livello pratico, lo strumento di misura è la garanzia della scientificità dell'attività, ed oltre a ciò, del lavoro effettuato. Si potrebbe dire che l'attitudine a servirsi dello strumento convalida in partenza l'attività effettuata e remunerata. Lo scarto-tipo e la prova del khi sono giocattoli tipici per giustificare lo sviluppo attuale dell'astro-statistica.

Il libero arbitrio, base dogmatica della morale giudeo-cristiana, permette a quest'ultima di giustificare l'errore di Adamo, condannare il crimine di Caino, e poi giudicare i presunti peccati della loro presunta discendenza. Il senso di un destino iscritto nelle stelle porta ombra alla provvidenza di Dio e ai suoi disegni impenetrabili. Origene, questo pensatore di portata eccezionale, ha compreso, prima di Agostino, la minaccia per la setta cristiana della concorrenza di una concezione che sancisce l'influenza delle stelle sugli animi e che si inserisce così in questo spazio intimo dell'interiorità, condivisa solo con Dio. È per questo che i loro successori hanno concesso una certa veridicità "all'influenza astrale", ma a condizione che si limitasse al mondo fisico (compreso il corpo umano), ed hanno accreditato suddetta "astrologia naturale" con le sue branche meteorologica, agricola e medica, pur riservandosi il controllo dello spazio psichico ed interno.

Le pratiche astrologiche, sotto il loro aspetto fatalista e divinatorio, avrebbero conseguenze nefaste sulla vita religiosa (disprezzo del rituale, inutilità della preghiera, indebolimento della pietà e della fede), sulla vita morale (rilassamento dello sforzo personale, abbandono delle nozioni di virtù e di merito, vanità di ogni azione morale), e sulla vita civile (disobbedienza alle leggi, inutilità della legislazione e della repressione penale, destabilizzazione dell'ordine sociale). Infatti, come determinare la colpevolezza morale e la responsabilità civica, come giustificare la punizione dei criminali e la messa in tutela degli insubordinati, se ciascuno obbedisce ad una necessità interna d'origine astrale, indipendente dalla sua volontà?

La grande argomentazione moralista, inizialmente enunciata da Carneade [79], è ripresa da tutti gli avversari dell'astrologia, con tutte le devozioni commiste. Origene nel suo Commentario sulla Genesi: "La conseguenza di questa dottrina sarebbe di distruggere completamente la nostra libertà nelle azioni, che, in questo sistema, non sarebbero più degne d'elogio o di colpa, né di essere incoraggiate o rifiutate. Se fosse così, qualsiasi cosa si facesse suonare appannaggio del giudizio di Dio sarebbe vuoto di senso (...) la fede sarebbe inutile, l'arrivo di Gesù sulla terra non avrebbe compiuto nulla, tutta l'economia della legge e dei profeti sarebbe invertita (...) e deriverebbe ancora da questi discorsi atei ed empi che coloro che si designano come credenti in dio sarebbero avviati a questa fede soltanto dalle stelle." [80].

Quest'argomentazione è riassunta nel 1640, l'anno della prima traduzione stampata del Tetrabiblos in lingua vernacolare, dallo oratore Charles de Condren che condanna, in nome della Chiesa, "coloro che attribuiscono alle stelle in qualunque modo un'influenza diretta sulla libertà degli uomini, che è un errore intollerabile che distrugge la religione, ed anche ogni politica civile, che giustifica i peccatori, che toglie il merito ai giusti, che rende le Stelle colpevoli dei crimini, e condanna le Leggi che decretano pene per i criminali..." [81].

Eccezion fatta per Guglielmo d'Alvernia, l'atteggiamento dei teologi del XIII secolo verso l'astrologia sembra molto più tollerante che all'epoca di Agostino: si pensi inizialmente ad Alberto il Grande, autore probabile dello Speculum astronomiae [82] (che è un registro commentato degli scritti astrologici di valore accessibili alla sua epoca e classificati per rubriche), piuttosto che all'opera del suo discepolo Tommaso d'Aquino, nella quale nulla attesta una qualsivoglia conoscenza pratica o tecnica dell'astrologia. Effettivamente i teologi di questo secolo non sono né a favore, né contro l'astrologia: le sarebbero piuttosto indifferenti. Infatti si mostrano inizialmente preoccupati - in un'epoca che vede nascere la primissima astrologia europea, dopo il fiorire, nel secolo precedente, delle traduzioni di trattati arabi [83] - di definire la posizione della Chiesa e salvaguardare il dogma del libero arbitrio. Si tratta di gestire "la questione astrologica", di fissarne la funzione ed i limiti nell'ambito dell'universo aristotelico onnipresente negli spiriti, per infine sbarazzarsene.

L'italiano Guido Bonatti (~1223-1297), il primo grande astrologo europeo, messo da Dante nel suo Inferno immaginario con l'altro astrologo di valore del secolo, Michael Scot, ha compreso la necessità di un atteggiamento radicale nei confronti dell'intelligentsia teologica: "Gli astrologi ne sanno maggiormente di astronomia di quanto i teologi sappiano sulla conoscenza di dio, e dunque, sono maggiormente in grado di giudicare di quanto i teologi siano in grado di predicare." [84]. È in questo contesto che occorre comprendere il famoso e discutibile determinismo assoluto di questo gigante dell'astrologia.

L'anti-astrologia cristiana, che mette in scena i profeti ebrei ed i Padri della Chiesa, quindi i teologi, i medici e scienziati dei secoli successivi, ha in gran parte fatto ricorso all'argomentazione dell'autorità, alla quale gli astrologi hanno opposto la prova dei loro partigiani. Fino al XVIII secolo, le truppe dell'anti-astrologia sono condotte, in nome dell'autorità morale, religiosa e civile, da dignitari ecclesiastici e da moralisti: il vescovo di Lisieux Nicola d'Oresme, il liturgista Heinrich von Langenstein, il predicatore Girolamo Savonarola, l'umanista Giovanni Pico della Mirandola, il riformatore Giovanni Calvino, il gesuita Marin Mersenne, il prefetto Pierre Gassendi, il calvinista Pierre Bayle... Dopo i "Lumi" - e l'oscuramento della sensibilità - gli ideologi del pensiero razionalista-tecnico-scientista succedono ai teologi [85]. I comitati d'etica sono tenuti da medici. I sacerdoti della tecnica hanno sostituito il clero, ben oltre alle speranze di Claude de Saint-Simon. L'astrologia è stata trascurata mentre la ragione scientista diventava un'evidenza che rinviava a pratiche alle quali ciascuno deve conformarsi, quantomeno per poter esistere intellettualmente.

Molte ipotesi sono state avanzate dagli storici della cultura nel tentativo di interpretare il "declino" dell'astrologia nella metà del XVII secolo: ostilità delle autorità d'ufficio, disinteresse degli intellettuali, conseguenza delle scoperte scientifiche e tecniche (in realtà, la scienza è ancora poco influente alla fine del XVII secolo), differenza tra le nuove necessità derivate dall'urbanizzazione e la mentalità supposta "antiquata" degli astrologi... Keith Thomas precisa: "Il clero e la satira hanno spinto l'astrologia nella sua tomba, ma gli scienziati non erano presenti ai funerali." [86]. Bernard Capp evoca un cambiamento profondo delle mentalità: "come la stregoneria, l'astrologia sembra essere stata distrutta, non da nuove argomentazioni, ma da una visione nuova dell'universo, che ha eradicato le credenze tradizionali" [87]. Tuttavia, in nessuna di queste analisi, l'eclissi dell'astrologia è messa in parallelo con la sua rinascita alla fine del XIX secolo [88]: la questione resta affidata ai sociologi.

Effettivamente nessuna delle "ragioni" invocate dagli storici è realmente probatoria, non più di quanto spieghi la difficoltà dell'astrologia, contrariamente alla medicina, nell'adattarsi ai nuovi criteri scientifici e conformarsi agli stampi concettuali nascenti, ad un'epoca di rafforzamento e di centralizzazione dei poteri statali, nonostante il rinnovamento dell'astrologia proposta da Keplero nel suo Tertius interveniens (1610).

Ciò che cambia nel 1650 nella letteratura anti-astrologica, e specialmente in Francia, non è il contenuto dei trattati (che è rimasto lo stesso da Giovanni Pico), e nemmeno verosimilmente il loro aumento di numero, ma il loro statuto: prima del 1650, sono portatori di un'opinione fra le altre; dopo 1650, riflettono l'opinione consentita. L'astrologia non è stata spodestata da una riflessione convincente d'ordine filosofico o scientifico, è stata semplicemente respinta con la messa in atto di un consenso da parte di corporazioni di intellettuali - consenso che non è stato affatto rinnovato da allora -, ed in particolare da parte delle accademie scientifiche, degli ordini religiosi (soprattutto i Gesuiti [89]) e dei saloni letterari, in altre parole da parte di gente che si interessava non alla libertà di pensiero, ma al successo della propria carriera, alla preservazione della posizione sociale, e soprattutto a indirizzare il pensiero altrui. Sull'altro versante, i difensori dell'astrologia erano isolati, spesso dei nobili [90] e degli spiriti indipendenti, cioè gente che non aveva bisogno né di denaro né di politica per esprimersi, e che preferiva una certa riservatezza al compromesso.

Ma perché l'astrologia è stata la vittima di questo stato di fatto? Perché, se autorizza effettivamente una comprensione personale di sé e del mondo, normalmente accessibile a tutti, come giustificare l'utilità di Chiese, Scuole e Tribunali, quale sarà la portata dei discorsi delle autorità civili e d'ufficio che incanalano le rappresentazioni mentali e le pratiche sociali, infine cosa diventerebbe la credibilità dei politici, dei medici e dei sacerdoti (ed oggi degli psicanalisti)? Sembra che l'astrologia abbia soprattutto pagato per essere una conoscenza o un insieme di pratiche d'ordine privato, personale, non votato al dibattito pubblico, perché non è nella sua natura di esserlo, come dimostra la sua storia transculturale. Ma la mentalità attuale, che di fatto ha iniziato a realizzarsi a metà del XVII secolo, non è in grado di riconoscere la diversità senza alterarla. Non è dunque a dire il vero l'astrologia in sé che è declinata nel corso del XVII secolo, ma vasti lati dei sistemi di rappresentazione esterni ai quali era legata e da cui l'astrologia contemporanea inizia appena a separarsi.

L'ideologia, che è anzitutto l'insieme di valori, credenze e dottrine ammesse ed inculcate in nome della ragione dominante, non esamina un discorso secondo i suoi caratteri propri, ma secondo la sua provenienza; non dà credito al senso, ma al consenso. Il discorso astrologico è combattuto [91] dalle autorità ecclesiastiche e laiche, non perché sarebbe chimerico, ma perché cela una verità giudicata sovversiva, "diabolica", parzialmente liberata dagli imperativi religiosi, morali ed ideologici che sostengono l'ordine sociale: "se divertendosi alle stelle si trascurasse l'ordine di dio e ciascuno si ritirasse in disparte senza adattarsi alla Comunità del genere umano, Dio non sarebbe del tutto contrario a sé stesso?" [92]. L'astronomo ed astrologo danese Tycho Brahe, ammiratore di Paracelso, risponde alle cavillosità di Calvino nel suo discorso del settembre 1574 all'università di Copenaghen. Ma meglio di chiunque, il filosofo di Einsiedeln le aveva spazzate nel suo Philosophia sagax [93]: "Le stelle sono i nostri maestri naturali (...) ciascuno deve perseverare fermamente in ciò che fa e deve fare (...) l'uomo deve fare ciò che vuole l'impressio e non ciò che vuole lui stesso. Non è una costrizione e si chiama praedestinatio (...) l'uomo è così pigro per sua natura che non farebbe nulla di tutto questo di sua spontanea volontà. Ma per liberare gli uomini dalla pigrizia e dal libero arbitrio che li spinge in essa, l'impressio è venuta dalle stelle: fate ciò (...) Analogamente, è impossibile sfuggire al lavoro. Senza l'impressio tutto sarebbe trascurato." [94].

L'astrologia deve uscire dal dualismo determinismo/libero arbitrio nel quale i suoi avversari non hanno cessato di chiuderla. Non è né fatalista, né "libertaria", ma sancisce una necessità interna dentro ciascuno, portatrice di possibilità specifiche. L'impressione astrale non implica alcuna sorta di anarchia morale o politica: al contrario legittima l'unicità di ciascuno, incitandolo ad agire con una propria integrità e trovare il suo posto nel 'concerto generale', non sotto costrizione, ma perché un imperativo interno lo conduce a questo. Il "cielo interno" [95], che traduce la circolazione psichica degli impressionali [96], riserva a ciascuno la sua parte di saggezza naturale e di conoscenza, che sarebbe sbagliato brandire contro gli "idoli" e i fantasmi del pensiero, analizzati da Francis Bacon. Non solo: è l'impressionale ad essere all'origine delle scienze, delle arti e di qualsiasi attività umana [97].

Di quest'inversione ardua della problematica giudeo-cristiana, pochi astrologi sono stati capaci di prendere coscienza o comprendere la sfida: Paracelso si tiene bene sopra il gruppo, rimettendo l'astrologia nel quadro "animista" da cui è derivata [98], e restaurando la sensazione naturale ed immediata del numineux [99] e del mana interno. Questo perché gli operatori astrali comunicano alla psiche l'essenza inconoscibile del reale dalla quale ogni vita creatrice è possibile. Gli trasmettono l'energia che impregna ciò che è vivo, senza la quale non potrebbe esserci né Essere, né mondo, né coscienza, neanche attività sociale. L'ordine astrale e la libertà fanno paura. Per compensare la sua assenza di fede in sé stesso, nel mondo e nell'altro, l'uomo ha inventato Leggi e Religioni, fino ad acconsentire alla menzogna, all'ipocrisia ed alla codardia, elevati a sistema di controllo e di "servitù volontaria" (Étienne de la Boétie). Fosse l'astrologia completamente sradicata della cultura, l'astrale continuerebbe comunque a controllare la coscienza umana.

L'argomento antifatalista, religioso o scientista contro l'astrologia dipende da interessi ideologici. L'atto d'accusa del 1975, co-firmato da tre scientisti, che mirava "a mettere in guardia l'opinione" contro l'astrologia, si è collegato, con il suo autoritarismo, con la sua condanna morbosa e con la sua assenza d'immaginazione, a quello co-firmato nel 1619 da tre oscuri teologi della Sorbona, che ritenevano la professione di astrologo "illecita e condannabile, da non tollerare assolutamente in una repubblica." [100]

La comunità astrologica inglese si è vivamente commossa alla lettura dell'articolo eclatante di un biologo neodarwiniano di Oxford, vicepresidente della British Humanist Association, una specie di Jean Rostand, con in più l'arroganza. Il testo porta avanti, con forza, insulti e tentativi d'intimidazione, le vecchie argomentazioni consumate della distanza dei pianeti e della precessione degli equinozi, pur esibendo un'ignoranza impudente dell'astrologia attuale. [101] L'autore raccomanda la mobilizzazione di mezzi repressivi per "attaccarla seriamente" e si stupisce che l'astrologo non "sia imprigionato per frode" e "perseguito dalla giustizia per falsa rappresentazione"! Il fondamentalismo scientista riproduce le invettive di Guglielmo d'Alvernia (1249), vescovo di Parigi, che esortava i suoi colleghi a sradicare l'astrologia - "quest'insania" -, senza processo alcuno: "non si dovrebbe tanto argomentare contro quest'errore, ma combatterlo con il fuoco e la spada." [102]

La razionalità scientifica, come la fede della Chiesa costantiniana, si è imposta soltanto con la forza. L'inquisizione perseguiva la strega per atti e comportamenti che violavano i dogmi della Chiesa. [103] Lo stesso stato dello spirito anima gli inquisitori moderni che perseguono l'astrologo refrattario alle rappresentazioni laiche dell'ideologia scientista.[104] Lo scientismo "è tanto irrazionale ed emozionale nelle sue motivazioni, ed intollerante nella sua pratica quotidiana, che non si cura di quale religione tradizionale abbia soppiantato. Inoltre, non si limita a sostenere che solo i suoi miti siano veri; è la sola religione che abbia spinto l'arroganza fino a pretendere non di essere basata su alcun mito qualunque esso sia, ma sulla Ragione sola, e fino a presentare come 'tolleranza' questo miscuglio particolare d'intolleranza e d'amoralità che promuove." [105]

L'ideologia scientista si attribuisce il monopolio della verità e dell'obiettività, si impadronisce di luoghi accademici e istituzioni precedentemente occupati dal potere ecclesiastico, e raccomanda l'impiego di uno stesso metodo a tre livelli: retorica, intimidazione, repressione. La veridicità del discorso scientifico è manifesta soltanto grazie all'adesione di una comunità di intellettuali e di specialisti che ci trova interesse, e con la messa in atto di credenze e d'applicazioni pratiche imposte alla maggioranza: "oggi la scienza è predominante, non a causa dei suoi meriti comparativi, ma perché lo spettacolo è stato truccato a suo favore (...) la superiorità della scienza non è il risultato della ricerca, né della discussione, è il risultato di pressioni politiche, istituzionali e persino militari." [106]

Non è richiesto ad alcun ramo della scienza attuale di dimostrare i suoi postulati, come invece si esige dall'astrologia, che non ha bisogno di alcuna "conferma" per mezzo di criteri scientifici. Non deve passare per le forche caudine della fisica o della biologia, che sarebbero proprio nei guai se dovessero giustificare i loro postulati (la materia, la forza, l'attrazione, la particella, il vivo...). Se tale modello astrologico risulta caduco, o se tale interpretazione risulta inadatta alla realtà, spetta al potere degli astrologi deciderlo, e non all'incompetenza tracotante dei saccenti. [107]

L' astrologia non è istituzionalizzata, né sovvenzionata. Se lo fosse, sarebbe soltanto ai livelli di un millesimo delle somme investite nella medicina o nell'astronautica! L'astrologo non dispone di alcuna biblioteca, né di alcun laboratorio specializzato a carico del servizio pubblico. È escluso dalle accademie, dalle università e dai centri di ricerca, mentre lo psicoanalista, ad esempio, vi compare, certamente perché ha saputo mettere in luce i "tre principi del metodo" enunciati in precedenza. In queste condizioni, solo un ciarlatano della morale può permettersi d'affermare che l'astrologo autentico ottiene vantaggi abusivi pecuniari della sua attività [108], rispetto al parassita delle istituzioni che, invece, approfitta ampiamente della sua funzione, spesso senza contropartita: "Oggi molti scienziati e intellettuali sono parassiti, precisamente in questo senso." [109] L'astrologo vero si trova molto spesso nella situazione inversa: fa qualcosa e non ottiene nulla, se non la soddisfazione d'avere eseguito il suo compito.

Somme colossali sono prelevate ogni anno dal bilancio degli stati nell'ottica, in particolare, di rafforzare la pressione degli imperativi scientisti sulle mentalità, siano essi inculcati dai sistemi di insegnamento o martellati dai mass media, con un successo d'altronde mitigato, considerando l'entusiasmo popolare per le conoscenze che sfuggono al confronto scientista. L'idola theatri di Bacone non è mai stato più tenace che sotto l'era della colonizzazione della vita privata ad opera dei mass media.

Ciò che blocca lo sviluppo dell'astrologia non è la mancanza di ricettività degli spiriti, ma la loro passività di fronte alle pratiche ed ai discorsi istituzionalizzati che condizionano le mentalità. Non è che una questione di coraggio, e di interesse. Se l'astrologia cela una verità qualunque che interroga la nostra concezione del reale, come possono gli astrologi, o coloro che si attribuiscono questo titolo, tollerare, con mollezza e lassismo, nauseanti discorsi caricaturali, emessi dai mastini delle ideologie autorizzate? Se persistono in questa posizione di lecchinaggio riguardo alle autorità intellettuali e scientifiche, che in cambio li disprezzano, l'astrologia conta molti meno veri "adepti" di ciò che si afferma generalmente. E se il prezzo da pagare è quello della sua subordinazione agli avatars della modernità, è in dubbio che sussista un gran che di astrologico in questa "neo-astrologia libertina".

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Paul Feyerabend sostiene che una società avanzata deve essere in grado di liberare la conoscenza dalla sua influenza istituzionale e proporre, nel suo sistema di insegnamento, lo studio di conoscenze e di tradizioni che non dipendono dal paradigma razionalista moderno (magia, stregoneria, alchimia, medicine popolari, leggende, cerimonie rituali, danze incoronate, astrologia…), per rallentare l'espansione della "barbarie forsennata dell'età tecnico-scientifica". [110]

La vitalità dell'astrologia e i fallimenti dei suoi nemici mostrano che essa cela ben altra cosa rispetto a ciò che immaginano e che immagina anche la maggior parte dei suoi simpatizzanti. Essa incarna un'attitudine specifica e legittima dello spirito umano di fronte alla conoscenza e segna la possibilità di un'alternativa all'uniformazione delle coscienze, generata da una pratica esclusiva dei metodi e delle tecniche moderne. Annuncia un rinnovo della filosofia, oggi rassegnata all'egemonia di una razionalità scientista, ancora mescolata agli orpelli della morale cristiana, e che ha rinunciato ad ogni progetto metafisico a vantaggio dello storicismo, del formalismo logico, e dell'ermeneutica. È un contrappeso al "formidabile sistema di suggestione che ha prodotto e che sostiene la mentalità attuale". [111] Impone, oggi più di ieri, un correttivo all'impegno smoderato nel tempo: perché mira a preservare dall'indifferenza e dalla confusione la realtà delle tonalità psichiche che innervano la coscienza. E se rimane ai margini delle leggi civili, mercantili, e scientifiche, ciò avviene perché essa è, intrinsecamente, ciò che la critica ideologica non gli perdona d'essere: transculturale, a-produttiva, ed antropomorfica.
 
 


[1] Cf. ad esempio Antoine Letronne che presenta l'astrologia come una "scienza menzognera" (in "Sull'origine greca degli zodiaci presunti egiziani", 1837; in "Miscugli di erudizione e di critica storica", Parigi, Ducrocq, (1860), p.44). È imitato da Pierre Duhem che parla di "dottrina menzognera" (nel "Sistema del mondo", Herman, 1958, volume 8, p.500), e seguito da Franz Cumont (l'astrologia sarebbe "la più grande di tutte le chimere generate dalla superstizione" : in "Astrologia e religione presso i Greci e i Romani", 1912; New York, Dover pubblicazioni, 1960, p.XI), Morris Jastrow, Aby Warburg, André Festugière, Fritz Saxl, o anche Auguste Bouché-Leclercq, che vilipende le "anticaglie" egiziane e caldee, la filosofia stoica, e Platone stesso, sospettato di simpatia per l'astrologia, soprattutto nel Timeo, "dove la pratica di affermare senza prove si diffonde con più facilità e dove l'indebolimento della ragione ragionante è più sensibile." (in "L' astrologia greca", Parigi, Ernest Leroux, 1899, p.20).

[2] "Objections to astrology" in The Humanist 35.5,1975. Gli autori del manifesto sono l' astronomo Bart Bok, il pubblicatore scientifico Lawrence Jerome, autore di un classico dell'anti-astrologia ("Astrology disproved", New York, Prometheus Books, 1977), e l' ideologo Paul Kurtz, presidente del CODESH (Council on Democratic and Secular Humanism) e del CSICOP (Committee for the Scientific investigation of Claims of the Paranormal) di cui Bok e Jerome sono membri. I firmatari sono "esperti" bardati di diplomi e di ricompense, ma che non hanno intrapreso nessuno studio serio sull'argomento che condannano, e che hanno perso in quest'affare una bella occasione per tacere. Infatti, ci si può interrogare sulla competenza astrologica dei 18 Nobel e 166 altri firmatari arruolati (fra i quali: i biologi André Lwoff e Jacques Monod, gli astronomi Fred Hoyle ed Owen Gingerich, gli etologi Konrad Lorenz e Nikolaas Tinbergen, riconciliati per l' occasione, il biochimico Francis Crick, il behaviorista Burrhus Skinner, l' economista Paul Samuelson) nei confronti del livello di comprensione dell' astrologia quasi nullo degli istigatori Bok e Jerome (cf. "Objections to astrology", Buffalo (NY), Prometheus Books, 1975). Come ha fatto osservare Feyerabend nel 1976: "Se aveste una sola buona argomentazione, quale sarebbe l'utilità di tante firme? (...) Tutto ciò che porta un nome nelle scienze l'ha prestato per sostenere un documento che è un pozzo d'ignoranza e d'incultura." (in "Dialoghi sulla conoscenza"; trad. francese ed. du Seuil, 1996, p.98).

[3] Paul Feyerabend (in "Scienza in una società libera", 1978; Londra, Verso, 1982, p.95), che precisa come, a causa della povertà di argomento e dell' abbondanza delle firme, questo testo assomigli ad una "enciclica scientifica" (in "Dialoghi sulla conoscenza"; trad. francese ed. du Seuil, 1996, p.98).

[4] Lynn Thorndike, "Una storia di magia e scienza sperimentale", New York, Columbia University Press, 1923, vol. 1, p.116.

[5] Cf. Franz Boll, "Studi su Claudio Tolomeo", in "Annuario per la filologia classica" 21, Lipsia, 1894, p.182. È seguito da Theodore Wedel: "Carneade ha iniziato contro l' astrologia una serie di argomentazioni rimaste un modello durante i secoli. Sono state sovente ripetute dagli scettici, riprese quasi interamente dalla Chiesa, e riappaiono invariate a Petrarca e Pico della Mirandola." (in "L'attitudine medievale verso l'astrologia", New Haven, Yale University press, 1920, p.6).

[6] David Amand, "Fatalismo e libertà nell'Antichità greca", Louvain, Biblioteca dell'Università, & Paris, Desclée de Brouwer, 1945, p.42.

[7] Sextus Empiricus, "Contro i professori", ed. e trad. ingl. R.Bury, Londra, William Heinemann, 1949.

[8] Gli astronomi Joachim Herrmann (La falsa concezione del mondo, Stoccarda, Kosmos, 1962) e R. Wiechoczek ("Astrologia - La falsa certificazione del cosmo", Düsseldorf, Erb, 1984) sono gli equivalent tedeschi dei Couderc, Schatzman e altri Pecker francesi.

[9] Claudio Tolomeo, La Tétrabible, trad. Nicolas de Bourdin (1640) rivista da René Alleau, Paris, Denoël / Culture, Arts, Loisirs, 1974, p.22.

[10] Analogamente a Socrate, Carneade non ha scritto alcunché, e l'opera voluminosa di Clitomaco è perduta.

[11] Quest'argomentazione ignora la teoria etno-geo-astrologica dei climata, sviluppata successivamente alle obiezioni di Carneade e di Panezio, soprattutto dallo stoico Posidonio d' Apamea (~135-50). (Cf. Franz Boll, "Studi su Claudio Tolomeo", in "Annuario per la filologia classica" 21, Lipsia, 1894, p.181-188).

[12] Gli astrologi rispondono relativizzando la portata dell' "influenza emittente" in base alla natura dell' organismo "ricettore". Eustachio Lenoble, autore del trattato più stimolante redatto in francese nel XVII secolo, che oscilla tra la depurazione dei fattori astrologici e la giustificazione delle sue pratiche provate, riassume la questione sotto una forma concisa: "Tutto ciò che si riceve, si riceve alla maniera di chi riceve: così la stessa influenza fa un effetto diverso, così come avviene in due uomini in varie condizioni, nati nello stesso istante." (in "Uranie, o le tabelle dei filosofi" (1697), ried. Parigi, Pierre Ribou, 1718, p.244.

[13] Lynn Thorndike, "Una storia di magia e scienza sperimentale", New York, Columbia University Press, 1923, vol. 1, p.221. Wilhelm Gundel, "Nuovi testi astrologici di Ermete Trismegisto", in quaderni dell'Accademia bavara delle scienze, Monaco, 1936

[14] in "Sulla divinazione", II 42-47, trad. francese presso ed. Garnier, 1937.

[15] in "La Città di Dio" (V 5), trad. francese presso ed. Garnier, 1945, vol. 1.

[16] Il titolo adottato dagli specialisti induce a confusione, dal momento che l'incipit della prima tavoletta è Enûma Anu Enlil Ea ("Mentre Anu, Enlil ed Ea").

[17] Cf. Ernst Weidner, "Le Serie astrologiche Enûma Anu Enlil" in Archivi per la ricerca orientale 14, 17 et 22, 1941-44, 1954-56 et 1968-69 (idea e commentari senza traduzione).

[18] Hilaire De Wynghene, "I presagi astrologici", Roma, Istituto Biblico Pontificio, 1932, p.30.

[19] Citato da Francesca Rochberg-Halton, "Cosmologia mesopotamica", in Cosmologia, Norriss Hetherington (dir.), New York, Garland, 1993, p.47

[20] Paul Feyerabend, Scienza in una società libera, 1978; Londra, Verso, 1982, p.135.

[21] Inoltre i lavori che provano a legittimare il buon fondamento delle strutture astrologiche con la causalità energetica restano deludenti: Cf. ad esempio il lavoro di Erich Winkel, Scienza naturale e Astrologia, Augsburg, Seitz, 1928, o quello di Michel Auphan, L'astrologia confermata dalla scienza, Neuchâtel, La Colomba, il 1956. Cf. anche gli innumerevoli tentativi statistici riportati da Geoffrey Dean e dal suo gruppo (in Recenti proposte nell'Astrologia natale, Subiaco (Australia), Analogic, 1977)

[21B] Un testo mitigato, dal tono meno perentorio di quelli di Couderc o di Pecker è stato recentemente elaborato (François Biraud e Philippe Zarka, Riflessioni di due astronomi, http://www.obspm.fr/savoirs/contrib/astrologie.fr.shtml). L'argomentazione langue e si volatilizza. I due astronomi riconoscono che i vecchi ragionamenti scientisti hanno perso la loro pertinenza. Ma le consegne sussistono e si rafforzano di fronte all'evocazione della prospettiva da incubo nella quale i responsabili culturali potrebbero autorizzare dei crediti per la ricerca in astrologia. Nonostante la competenza di cui si agghindano, non si conosce alcuno studio serio in materia da parte dei due compari francesi, al contrario di Percy Seymour (Una teoria magnetica d'astrologia di un astronomo), di Victor Mansfield (Visione critica e simpatizzante dell'astrologia di un astrofisico, http://www.lightlink.com/vic/astrol.html) o Slawomir Stachniewicz (Tentativo di un approccio scientifico all'astrologia).

[22] Bouché-Leclercq (ne L'astrologia greca, Paris, Ernest Leroux, 1899, p.1), Cumont (in Astrologia e religione presso i Greci e I Romani, 1912; New York, Dover Publications, 1960, p.XI), Wedel (in L'attitudine medievale verso l'Astrologia, New Haven, Yale University Press, 1920, p.89).

[23] malgrado l'assunto geocentrista di Nicolas Bourdin, traduttore del Tetrabiblos, o di Jean-Baptiste Morin

[24] "Nel sedicesimo secolo, l' astrologia faceva parte del movimento scientifico ed era accettata da tutti i grandi scienziati elisabettiani" (in Astrologia e stampa popolare, London, Faber & Faber, 1979, p.180).

[25] Lynn Thorndike, in Una storia di magia e scienza sperimentale, New York, Columbia University Press, 1941, vol. 5, p.414

[26] È nato il 16 febbraio 1514 à Feldkirch (Austria) sotto il segno solare dei Pesci, come il suo maestro Copernico.

[27] Cf. ad esempio Hervé Drévillon: "La rivoluzione copernicana non fu, per gli astrologi, che una lenta e progressiva riforma" (in Leggere e scrivere il futuro, Seyssel (Ain), campo Vallon, 1996, p.25). L'opera che tratta di astrologia francese nel XVIII secolo - e che purtroppo si accantona, senza prospettiva né sul secolo precedente, né sulla situazione europea - accumula false prove, contro-verità e perfino inesattezze (sono presi ad esempio in considerazione gli "aforismi di Tolomeo" , varie volte, o i 12 Secoli di Nostradamus). L' astrologia erudita è confusa con la volgare, con gli almanacchi, con il profetismo, ed anche con i dettami pseudo-nostradamici! I disinganni della previsione astro-politica confermano le asserzioni dell'anti-astrologia ideologica del secolo, senza che le argomentazioni degli astrologi siano seriamente presentate, né il contenuto dei loro trattati principali, come quelli di Jean-baptiste Morin e di Eustache Lenoble.

[28] Mary Ellen Bowden, La rivoluzione scientifica in astrologia, Yale University (Tesi di Dottorato), 1974, p.218.

[29] Mary Ellen Bowden, Ibid., p.34

[30] "Ne discende che il sorgere delle stelle, che sono fisse nel corso delle stagioni, ha servito ad indicare con precisione i cambiamenti di tempo, non perché le stelle abbiano un qualsivoglia potere sulla variazione dei venti o delle piogge, ma perché forniscono punti di riferimento nelle nostre previsioni di congiunture meteorologiche." in Introduzione ai fenomeni, XVII 10, trad. francese presso le ed. Belles Lettres, 1975, p.85. In realtà, Géminos respinge le previsioni astro-meteorologiche, ma accetta gli aspetti astrologici e la pratica dei temi natali (Cf. Ibid., II 6-18).

[31] In Origine di tutti i culti, o religione universale, 3 volumi, Parigi, H. Agasse, 1794. Purtroppo per Dupuis, il culto del Toro che segnerebbe l'inizio dell'omonima era non appare nel IV millennio a.C., ma nel VII, come attestano gli scavi della località neolitica di Çatal Hüyük: "A Sumer, dunque, come ovunque in Medio Oriente, il simbolismo religioso del toro, attestato dal neolitico, s' era trasmesso senza interruzioni." (Mircea Eliade, Storia delle credenze e delle idee religiose, Payot, 1976, volume 1, p.69).

[32] La teoria delle ere precessionali è stata recuperata dagli ambienti teosofici inglesi, prima di essere gonfiata dalla frenesia sensazionalista degli annunciatori del new age. L'astrologo britannico Nicholas Campion dà una lettura grossolana di date speculative per l'inizio della presunta era dell'Aquario (ne Il libro degli oroscopi mondiali, 1988; ed. Bristol, Cinnabar Books, 1995, p.544-552), rivista in un articolo apparso nel giornale di ricerca della Astrological Association londinese "L'inizio dell'era dell'Aquario" , Correlazione, 19.1,2000). Stranamente questi rilevamenti ignorano la maggior parte delle ricerche francesi, così come le prime speculazioni relative alle ere precessionali, in relazione con l'idea di una ricostruzione della storia fondata su di esse - opera di filosofi e storici delle religioni del XVIII secolo francese: Constantin Volney, Charles Dupuis, e François Delaulnaye, che nella sua Storia generale e particolare delle religioni e del culto (Parigi, 1791) cita un'era dell'Aquario che sarebbe cominciata nel 1726 (Cf Jacques Halbronn, La vita astrologica cento anni fa, Parigi, Trédaniel, 1992, p.89, lavoro tuttavia co-firmato da Campion!).

[33] Sono i cicli Plutone-Nettuno e Nettuno-Urano che danno ritmo alle peripezie delle culture e delle mentalità. Siamo nell'era Gemelli-Capricorno, e la data da prendere in considerazione per l'inizio dell'era dell'Aquario è il 2164, che segna il passaggio della congiunzione Nettuno/Urano in Aquario.

[34] Cf. per esempio la pratica sincretista di Dane Rudhyar (in La storia al ritmo del cosmo, trad. francese presso le ed. Universitaires, 1983).

[35] Il titolo del "Poema della Creazione" risulta dal suo primo verso : Enûma elish la nabû shamamu ("Quando in alto il Cielo non aveva nome").

[36] Versione di René Labat, "I grandi testi del pensiero babilonese", in Le religioni del Vicino-Oriente asiatico, Fayard, 1970, p.55.

[37] Cf. Bartel van der Waerden, Risveglio della scienza II : La nascita dell'astronomia, 1965; Leyden, Noordhoff, 1974, p.14-26.

[38] Otto Neugebauer, Le scienze esatte nell'Antichità, 1957; trad. francese presso le ed. Actes Sud, 1990, p.118 e Una storia di antica astronomia matematica, Berlin / Heidelberg / New York, Springer, 1975, 3 vol., p.561.

[39] Cf. Bartel van der Waerden, Risveglio della scienza II : La nascita dell'astronomia, 1965; Leyden, Noordhoff, 1974, p.64-67.

[40] Cf. Hermann Hunger / David Pingree, Mul.Apin. Un compendio astronomico in cuneiforme, Horn (Austria), Archivi per la ricerca sull'Oriente, Beiheft 24, 1989.

[41] Cf. André Florisoone, "Le origini caldee dello zodiaco" in Cielo e Terra 66, 1950, p.261.

[42] VAT 7851, Museo Archeologico di Berlino.

[43] Cf. Abraham Sachs / Hermann Hunger, Diari astronomici e testi correlati di Babilonia (Vienna, 1988, vol. 1, p.55), Bartel van der Waerden, Risveglio della scienza II : La nascita dell'astronomia, 1965; Leyden, Noordhoff, 1974, p.126, Francesca Rochberg-Halton, "Cosmologia mesopotamica" (in Norriss Hetherington (dir.), Cosmologia, New York, Garland, 1993, p.49), et Ian Anderson, Testi astrologici babilonesi (Philadelphia, Union Press, 1989, vol. 1, p.XXVII).

[44] Cf. Paul Schnabel, Berosso e la letteratura ellenistico-babilonese, Lipsia, Teubner, 1923 et "Kidenas, Ipparco e la scoperta della precessione" in Magazine per l'Assiriologia 37, 1927.

[45] Otto Neugebauer, "La presunta scoperta babilonese della precessione degli equinozi" in Diario della società orientale americana 70.1, 1950, p.2-3.

[46] Cf. Cyril Fagan, Origini astrologiche, St Paul (Minnesota), Llewellyn Publications, 1971.

[47] Cf. David Pingree, "Astronomia e astrologia in India e Iran", in Isis 54.2, 1963.

[48] Cf. per esempio l'opera classica degli astronomi Roger Culver et & Philip Ianna : La sindrome dei Gemelli, 1979; Buffalo (NY), Prometheus Books, 1984.

[49] Jean-Pierre Nicola (ne La condizione solare, Parigi, Editions Traditionelles, 1965) ha interpretato lo zodiaco dopo i lavori di Pavlov senza fare attenzione al fatto che l'approccio fisiologico non ha che un valore analogico per la comprensione dei fenomeni psichici. La maggioranza dei processi interni, che sono psichici o psico-mentali, sfuggono alla sperimentazione. Tra lo psichico ed il fisiologico non può esistere che una relazione di isomorfismo. Il riflesso condizionale è una variazione fisiologica concomitante ad una trasformazione più generale dell'organismo, l'indice visibile di processi più complessi che operano nella psiche, come d'altronde riconosce Pavlov.

[50] Per esempio Jean-Claude Pecker, "L'astrologia e la scienza" in La Ricerca 140, 1983, p.122.

[51] Giovanni Pico della Mirandola, Disputationes adversus astrologiam divinatricem, VI 2, ed. e trad. italiana Eugenio Garin, Firenze, Vallechi, 1946-52, 2 vol.

[52] Il "terzo interveniente" si sistemerebbe qui piuttosto che al fianco degli avversari dell'astrologia.

[53] L'esperto di astrologia, babilonese, greco, arabo, medioevale, ha sempre "fatto delle statistiche" per definire correlazioni, che ne abbia lasciato testimonianza o meno, ma senza la tracotanza di giudicare, attraverso esse, il buon fondamento dell'astrologia e dell'insieme delle sue strutture operanti: "Ho tracciato più di quattrocento temi di ciechi o guerci (...) di cento guerci o ciechi ce ne sono più di ottanta che hanno avuto alla loro nascita i due luminari o congiunti, o opposti, o in quadrato." (Eustache Lenoble, Urania, o le tabelle dei filosofi (1697), ried. Parigi, Pierre Ribou, 1718, p.329-330).

[54] I suoi lavori statistici, fondati sul movimento quotidiano dei pianeti, benché stabiliti a partire da campioni limitati, annunciano le "curve" di Gauquelin e sottolineano la presenza, superiore alla media, agli angoli del tema, di un pianeta specifico secondo l'attività socio-professionale del nativo: Marte nei soldati, Venere negli artisti, Saturno negli scienziati, Nettuno nei mistici… (in Coloro che ci guidano, Parigi, René Debresse, 1946).

[55] Paul Choisnard, Linguaggio astrale, Parigi, Chacornac, 1902
Henri Selva, revue Il Determinismo Astrale, 1-6, 1904-1905
Herbert von Klöckler, Astrologia come gambo dell'attitudine Lipsia, Reinicke, 1927
Carl Payne Tobey, "Solar biology" & "Research", Astrologia Americana, 4.5 à 5.12, 1936-1937
Karl Krafft, Trattato d'astrobiologia, Parigi, Legrand & Lausanne, Porchet, 1939
Léon Lasson, Coloro che ci guidano, Parigi, René Debresse, 1946
Donald Bradley, Professione e data di nascita, Los Angeles, Llewellyn Foundation, 1950
Michel Gauquelin, L'influenza degli astri, Parigi, Dauphin, 1955
Michel Gauquelin, Gli uomini e gli astri, Paris, Denoël, 1960
Michel & Françoise Gauquelin, Monografie psicologiche(Series C), Parigi, LERRCP, 1972-1977, 5 vol
John Addey, Armoniche in astrologia, Romford (Essex), Fowler, 1976

[56] Lo scettico Geoffrey Dean ed il suo gruppo hanno spulciato più di un centinaio di prove statistiche, che riguardano tutti i rami dell'astrologia, e coronato per la maggior parte con il patetico ritornello: "risultati non significativi". In conclusione di prove che riguardano i segni zodiacali: "I segni non hanno relazioni con i fattori fondamentali della personalità. Se il principio essenziale dei segni è centrale per la teoria astrologica, allora la teoria non è valida." (in Recenti proposte dell'astrologia natale, Subiaco (Australia), Analogic, 1977, p.123). Ma ad una prova "non statistica" (la cui realizzazione non richiede alcun assemblaggio statistico preliminare) che si è rivelata in gran parte positiva - quattro eminenti astrologi britannici sono riusciti ad attribuire correttamente 8 segni solari (possibilità teorica: 1/12) fra un gruppo di 12 persone (resoconto nel giornale News of the world del 12 ottobre 1975) -, Dean conclude che si tratti di "coincidenza" o di "telepatia" ! (Ibid., p.136).

[57] Qualsiasi esperto di astrologia sa che la presenza agli angoli del tema non è la sola occorrenza di una valorizzazione planetaria, né la presenza del sole la sola occorrenza di una valorizzazione zodiacale.

[58] L'"effetto Marte" dei Gauquelin, che affascina l'oltre-Manica, è divenuto da solo un fenomeno culturale: è l'effetto Gauquelin sull'astro-statistica anglosassone.

[59] Gauquelin reperiva le ricorrenze dai ritratti dei biologi.

[60] Alfred Whitehead, La funzione della Ragione, trad. francese presso ed. Payot, 1969, p.133-134.

[61] René Berthelot ha designato per "astrobiologia" questa concezione del mondo, all'origine comune dell'insieme dei popoli asiatici, e che non sarebbe stata trascurata se non con l' arrivo dell'età scientifica. (ne Il pensiero dell'Asia e l'astrobiologia, 1938; Payot, 1972, p.66).

[62] Gli ebrei "si sono trasformati in antitesi vivente delle condizioni naturali. Successivamente, hanno cambiato in modo irrimediabile la religione, il culto, la morale, la storia, la psicologia, nell'opposto esatto dei loro valori naturali." (in L'Anticristo Opere filosofiche complete, volume 8.1, trad. francese di Jean-Claude Hémery, Gallimard, 1974, p.181). "Il simbolismo del cristianesimo si basa sul simbolismo giudaico che aveva già dissolto tutta la realtà in una non natura ed un'irrealtà santa… che non voleva più vedere la storia reale - che non si interessava più al successo naturale." (in Frammenti postumi (autunno 1887 - marzo 1888), 11.359, Opere filosofiche complete, volume 13, trad. francese Pierre Klossowski e Henri-Alexis Baatsch, Gallimard, 1976, p.335).

[63] Isaia, 47.13-14, Traduzione ecumenica della Bibbia, Sociétés Bibliques, 1980. Questo passaggio, utilizzato da Origene contro il fatalismo astrologico nel suo Commentario sulla Genesi, instancabilmente riportato dalla maggior parte degli avversari cristiani dell'astrologia (Cf. anche Isaia, 46.1-2, Jérémie 10.2…).

[64] Deuteronomio, 4.19, in Traduzione ecumenica della Bibbia, Sociétés Bibliques, 1980.

[65] Paolo, Lettera ai Galati, 4.10-11, in Traduzione ecumenica della Bibbia, Sociétés Bibliques, 1980.

[66] Paolo, Lettera ai Colossesi, 2.8, in Traduzione ecumenica della Bibbia, Sociétés Bibliques, 1980.

[67] Paolo, Lettera ai Romani, 8.38, Lettera ai Galati, 4.3 e Lettera ai Colossesi, 2.20, in Traduzione ecumenica della Bibbia, Sociétés Bibliques, 1980.

[68] David Amand, Fatalismo e libertà nell'Antichità greca, Louvain, Biblioteca dell'Università, & Parigi, Desclée de Brouwer, 1945, p.97.

[69] in Aulu-Gelle, Le notti attiche, XIV 1.35, tr. francese. presso ed. des Belles Lettres, 1989, vol. 3, p.127. Ragionamento inverso a quello dell'autore di un trattato greco della stessa epoca, Sull'astrologia giudiziaria, impropriamente attribuito a Lucien de Samosate: "Le previsioni piacevoli danno della gioia, e si può più facilmente rimediare ai mali che si prevedono, oltre al fatto che non sorprendono tanto, e sono più facili da supportare." (in Lucien, Opere, tr. francese. Nicolas Perrot presso ed. Parigi, 1655, volume 1, p.590). Cf. analogamente Tolomeo, Tetrabiblos I 3.

[70] in La società aperta e i suoi nemici, Londra, Routledge e Kegan Paul, 1945, vol. 2, p.244.

[71] Sulla somiglianza delle concezioni astrologiche di Plotino e di Origene, cf. David Amand, Op. cit., p.157-163 et p.275-325.

[72] È possibile che Origene e Plotino conservino questa distinzione tra il sèmainein ed il poiein degli astri (e la loro concezione dell' astrologia) del loro maestro comune, Ammonios Saccas, il fondatore della prima scuola neoplatonica. Risalirebbe a Posidonio (Cf David Amand, Op. cit., p.161, che si riferisce ad Erwin Pfeiffer, Studio sull'antica fede nelle stelle, Teubner, Lipsia, 1916), ed è attestata da Filone d' Alessandria e dallo gnostico valentiniano Teodoto (II sec. d.C.), che sottolinea nei suoi scritti che le stelle non fanno nulla, ma indicano soltanto le influenze di potenze che si combattono. Quest'ultimo afferma così l' abolizione dell'heimarménè (il destino astrologico) con l'arrivo del Cristo: "Accade perché è sorta una stella straniera e nuova che ha spezzato il vecchio potere delle costellazioni. (...) Fino al battesimo dunque, l' heimarménè è reale ed esercita il suo dominio; ma dopo il battesimo, è inefficace, e gli astrologi non dicono più il vero." (Queste opinioni rivelarici sono riportate da Clemente d'Alessandria nel suo Excerpta ex Theodoto (74 e 78), e citati da David Amand, in Op. cit., p.26-27).

[73] che non deve confuso con l'idea di libero arbitrio.

[74] Sull'argomentazione antiastrologica dei Padri, cf. David Amand, Op. cit., e Utto Riedinger, La scrittura sacra nella lotta della chiesa Greco-ortodossa contro l'astrologia, Innsbruck, Wagner Universität, 1956

[75] Quest'assimilazione sembra ratificata all'inizio del VII secolo dall'enciclopedista Isidoro, vescovo di Siviglia, che, nel suo Etymologia (III 27), distingue dall'astrologia naturale ciò che chiama l'astrologia superstitiona (oroscopica e predittiva).

[76] In una lettera datata settembre 1649, in Raccolta di lettere dei sigg. Morin, de La Roche, De Nevré et Gassendi, François de Barancy (ed.), Parigi, Augustin Courbé, 1650, p.148 et p.151.

[77] "Tutto l'interesse di un modello è nel permettere di fare delle predizioni." (in Giornale Astrologico 28.6, 1986, p.276).

[78] Cf. Giornale Astrologico 23.3,1981; 25.3,1983; 28.3,1986. Il successo della previsione non è imposto dagli innumerevoli modelli istituzionalizzati (psicologici, sociologici, economici, meteorologici ...), che tuttavia prosperano nei dipartimenti universitari, e sarebbero deputati ad accogliere l' astrologia, per stare a quanto sostiene Dean, soltanto se questa ottenesse risultati statistici tangibili! (Cf. "Testare il fato contro il libero arbitrio" , in Giornale Astrologico 35.5,1993, p.309).

[79] Cf. David Amand, Op. cit., p.573-586.

[80] (citato in Eusebio Panfilo, La preparazione evangelica (in 15 libri), VI 11, trad. francese Séguier de Saint-Brisson, Parigi, Gaume, 1846, vol. 1, p.298-299)

[81] in Discorsi e lettere, 1640; 3° ed. Parigi, Jean Jost, 1648, p.228.

[82] ed-trad. Paola Zambelli, Lo "Speculum Astronomiae" e il suo enigma, Dordrecht (Holl), Kluwer, 1992.

[83] In particolare da Adelard de Bath, Giovanni di Siviglia o di Spagna, Platone di Tivoli, e Hermann di Carinzia.

[84] in Liber astronomiae, trad. inglese Robert Zoller, ed. Robert Hand, Berkeley Springs, Golden Hind Press, 1994, livre 1, p.10.

[85] Cf. la voce "Astrologia" dell'Enciclopedia, Denis Diderot / Jean d'Alembert (ed), Paris, 1751, tome 1; ried. Milano, 1977.

[86] Keith Thomas, La religione and il declino della magia, Londra, Weidenfeld and Nicolson, 1971, p.352.

[87] Bernard Capp, Op. cit., p.277.

[88] Si può tuttavia avanzare una "spiegazione" astrologica: le congiunzioni ed opposizioni dei pianeti lenti, ed in particolare le scadenze del ciclo Plutone/Nettuno nelle sue relazioni con quelle del ciclo Nettuno/Urano, coincidono con i momenti citati. Infatti l'opposizione Plutone/Nettuno del 1643-1647 è avvicendata nel 1650 dalla congiunzione Nettuno/Urano in mezzo al Sagittario, e la congiunzione Plutone/Nettuno del 1891-1892 dall' opposizione Nettuno/Urano del 1906-1910. Queste date ritornano ogni 250 anni circa e segnano trasformazioni radicali nell'evoluzione delle mentalità e delle produzioni socioculturali. In particolare, sembra che le congiunzioni Plutone/Nettuno indichino un progresso dell'astrologia, e le loro opposizioni una rimessa in discussione dei suoi schemi, che accompagna una mobilitazione dei suoi avversari.

[89] Fra gli altri: François Garasse (1624), Nicolas Caussin (1649), Jacques de Billy (1657), Jean François (1660), Claude Ménestrier (1681).

[90] Le opere astrologiche del marchese Nicolas de Bourdin (1603-1676), Scorpione, del conte Blaise de Pagan (1604-1665), Pesci, e del barone Eustache Lenoble (1643-1711), Capricorno, sono, con quella di Jean-Baptiste Morin, le più significative del XVII secolo francese.

[91] Gli astrologi hanno saputo sfuggire alle cacce inquisitorie, con l'uso del consiglio "diplomatico" , con il riguardo dei valori socioculturali dominanti, e con le concessioni fatte al dogma ecclesiastico della volontà divina (che non significava tanto il riconoscimento della profondità del mondo quanto la sottomissione al potere religioso), al dogma del libero arbitrio, e oggi a quelli dell'ideologia materialista.

[92] Giovanni Calvino, Avvertimento contro l'astrologia, 1549; Colin, 1962, p.14.

[93] Paracelso, Astronomia magna o l'intera philosophia sagax, il grande e piccolo mondo con i suoi accessori (1537-38) in Sämlitche Werke, ed. Karl Sudhoff, vol. 12, Monaco e Berlino, Barth, 1929, o in Werke, ed. Will Peuckert, vol. 3, Basilea e Stoccarda, Schwabe, 1967. Sämlitche . Una traduzione parziale ma successiva ad opera di Pierre Deghaye dei due primi libri e di alcune pagine del quarto è apparsa recentemente: La grande astronomia (Parigi, Dervy, 2000). Il terzo libro, "l'astrologia della fede" e la quasi totalità del quarto, "l'astrologia dell'inferno", non ci sono pervenuti.

[94] Estratti citati in Will Peuckert, L'astrologia, trad. francese. R. Jouan / L. Jospin, Payot, 1965, p.223, 225 et 228.

[95] "Il cielo esterno ci indica dunque la natura del cielo interno. (...) Poiché nessuno penetra dallo sguardo l'interno dell'uomo chiuso nella sua pelle e poiché la sua vita interna non è visibile, occorre comprendere l' uomo a partire dal padre e non partire dall'uomo stesso; perché il cielo esterno ed il cielo dell'uomo sono un solo e stesso cielo in due parti." (Paracelse Il libro Paragranum, 1530; in opere mediche, ed-trad. Bernard Gorceix, P.U.F., 1968, p.61-62).

[96] Su questo concetto di impressionale, cf. il capitolo "Classificazione dei segni" nella mia tesi di dottorato, L'astrologia : Fondamenti, Logica e Prospettive (Parigi I - Sorbona, marzo 1993), o in Analisi critica della semiotica di Peirce e giustificazione ontologica del concetto di impressionale".

[97] "Di sé e da sé, cosa scopre l'uomo? Nemmeno l'arte di rattoppare un pantalone." (Paracelso, Il libro Paragranum, 1530; in Opere mediche, ed-trad Bernard Gorceix, P.U.F., 1968, p.90)

[98] - e a partire dal quale si sono organizzate le grandi religioni antiche, e in particolare la concezione egiziana dei "Neter" (cf. Isha Schwaller de Lubicz, Her-Bak "discepolo" della saggezza egiziana, Flammarion, 1956).

[99] - di tutt'altra implicazione etica rispetto a quella di "libertà" (cf. Rudolph Otto, Il sacro (Das Heilige), 1917; tr. francese presso ed. Payot, 1949).

[100] in Marin Mersenne, I preludi dell'armonia universale, Parigi 1634; Fayard, 1985, p.540.

[101] L'articolo de Richard Dawkins, "Il vero romanzo nelle stelle", apparso nell'Independent domenica 31 dicembre 1995, è riprodotto nel Giornale Astrologico, 38.3, 1996, p.135-141.

[102] De universo I 3.20; citato in Lynn Thorndike, Una storia di magia e scienza sperimentale, New York, Columbia University Press, 1923, vol. 2, p.368.

[103] "Nella società medievale, la Chiesa forniva l'ideologia, lo Stato il potere. Oggi, l'Ordine scientifico fornisce l' ideologia, lo Stato il potere. In passato, l'Inquisizione accusava le persone di stregoneria e dimostrava che agissero da streghe; poi le "abbandonava" al "braccio secolare" - cioè lo Stato - che le conduceva al ceppo. Oggi, lo psichiatra istituzionale accusa il cittadino di malattia mentale e gli associa la diagnosi di psicotico; lo abbandona in seguito ad un tribunale - cioè, lo Stato - che lo chiude in una prigione chiamata ospedale psichiatrico." (Thomas Szasz, Fabbricare la follia, trad. francese presso ed. Payot, 1976, p.87)

[104] "La scienza è indiscreta, rumorosa, insolente; essa in sostanza non è superiore se non agli occhi di quelli che hanno optato per una certa ideologia, o che l' hanno accettata senza avere mai studiato i suoi vantaggi e i suoi limiti." (Paul Feyerabend, Contro il metodo, London, 1975; trad. francese Baudouin Jurdant ed Agnès Schlumberger, Parigi, Le Seuil, 1979, p.332). E Patrick Curry: "Non si ammette fino a che punto la scienza moderna, con il suo tentativo di monopolio sulla verità, ha preso in prestito al dio unico del giudeo-cristianesimo" (in Una confusione di profeti, Londra, Collins and Brown, 1992, p.16).

[105] in Sopravvivere 9, 1971; citato in Alain Jaubert et Jean-Marc Lévy-Leblond, (Auto)critica della scienza, Seuil, 1973, p.53.

[106] Paul Feyerabend, Scienza in una società libera, 1978; Londra, Verso, 1982, p.102.

[107] Libri di illetterati e di incompetenti inondano il mercato; un vuoto sproloquio, dai termini strani ed esoterici, pretende di esprimere punti di vista profondi; "esperti" senza cervello, senza carattere, e senza il minimo temperamento intellettuale, stilistico ed emozionale, ci parlano della nostra "condizione" e dei mezzi per migliorarla" (Paul Feyerabend, in Contro il metodo, Londra 1975; tr. francese presso ed. Seuil, 1979, p.240).

[108] Richard Dawkins, in Op. cit., p.138.

[109] Paul Feyerabend, Scienza in una società libera, 1978; Londra, Verso, 1982, p.151.

[110] in Contro il metodo, Londra 1975; tr. francese presso ed. Seuil, 1979, p.338. "La separazione tra lo Stato e la Chiesa deve essere completata dalla separazione tra lo Stato e la Scienza, più aggressiva e più dogmatica delle istituzioni religiose." (Ibid., p.332). "La scienza è un'ideologia fra molte altre e deve essere separata dallo Stato come la religione è ora separata dallo Stato." (Scienza in una società libera, 1978; Londra, Verso, 1982, p.106).

[111] René Guénon, Il regno della quantità e i segni del tempo, Gallimard, 1945, p.122.
 
 
  Astrologia: Il Manifesto (parte 4)
 
 

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